lunedì 21 maggio 2012

BASTA CON IL "PAY TO PLAY" !

L'associazione culturale Metalarci, nasce con il chiaro intento di incentivare la crescita di un underground ricco di potenzialità ma troppo spesso poco sfruttato.

Partendo da questo presupposto negli anni, si è impegnata ad istituire mezzi reali per agevolare e facilitare questo processo, come il Vulgar fest e Metalarci webzine.

Il metro di misura della scelta delle band nei bill del Vulgar fest è costituito dalla qualità artistico attitudinali della band, mentre la trasparenza e professionalità dei recensori di Metalarci webzine è data da conoscenza personale e affidabilità.

Il sudore e la personalità sono il miglior biglietto da visita.

Non essendo un'associazione profit e non avendo utili da raggiungere a scapito dell'underground, METALARCI PRENDE UNA POSIZIONE NETTA CONTRO IL PARENTALISMO E LO SCANDALOSO "PAY TO PLAY" CHE DILAGA COME CRITERIO DI SCELTA NEL BILL DI ALCUNI EVENTI.

Metalarci esiste solo nell'underground e per l'underground, e non sarà complice di questi vili comportamenti.

Per tanto, quest'associazione sia come webzine che come organizzazione di eventi NON DARA' NESSUN SUPPORTO DI VISIBILITA' SUI PROPRI PORTALI A FESTIVAL E BANDS CHE INCENTIVANO QUESTO MECCANISMO CHE DI FATTO UCCIDE LA SCENA.

Metalarci Webzine si prende quindi il diritto di rifiutare una richiesta di recensione o di report qualora si ritiene provenga da simili soggetti.

Questo provvedimento è da ritenersi retroattivo, quindi verranno cancellate a giorni dalla webzine anche le recensioni precedentemente pubblicate riguardo tali bands,AL FINE DI CONSIDERARLE NON ESISTENTI.

Tutti coloro che verranno rigettati possono al massimo patteggiare una recensione dietro pagamento in natura ( visto che di fatte il culo lo date già via) perchè se siete abituati a pagare per suonare è giusto che vi abituiate a farlo per qualsiasi forma di pubblicità.

Un sistema che nasce per danneggiare l'underground non può far eticamente parte dei principi di Metalarci, e quindi prendiamo nettamente le distanze, con la speranza che anche altre webzine amiche ci seguino.

SUPPORTARE L' UNDERGROUND E' UN DOVERE, PERCHE' SOLO L'UNDERGROUND E' AUTENTICO

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martedì 8 maggio 2012

Recensione PRIPJAT

Pripjat - Liquidators
(2012, Unsigned)
Thrash Metal

I Pripjat nascono a Colonia (Germania) nel 2011 dall’incontro di Kirill ed Eugen, entrambi di provenienza ucraina e nati a Kiew; amanti del thrash metal old school, i due decidono di formare una band riuscendo a completarsi con gli arrivi di Michael al basso e Yannik alla batteria.
Il nome della formazione consiste nello spelling alternativo per Prypiat, la città fantasma ucraina costruita nel ’70 e adiacente alla vecchia centrale di Chernobyl: a seguito del più grave incidente nucleare a cui la storia umana abbia mai assistito, é rimasta abbandonata e disabitata dall’86.
La prima canzone, intitolata “Liquidators”, é per l’appunto dedicata a coloro che, pur di salvare la popolazione, sacrificarono la propria vita per cercare di contrastare il tremendo disastro.
Devo ammettere che, prima di iniziare ad ascoltare il loro lavoro, non avrei mai pensato che la demo di questa band potesse essere di così grande riuscita; invece la traccia si apre sin da subito con riff micidiali che si susseguono uno dietro l’altro e, da esperto del genere, mi sento di dire che il quartetto per quanto riguarda il “thrash old school” ha le idee parecchio chiare; anche le vocals sono, per gli amanti del genere, un qualcosa di davvero apprezzabile (ricordando un mix fra la voce di Angelripper dei Sodom e Foresta dei Municipal Waste).
La seconda traccia, intitolata “Born To Hate”, si apre con un intro melodico davvero apprezzabile e mostra riff altrettanto efficaci che, come molti della demo, mostrano influenze tipiche della scena thrash tedesca (Sodom e Kreator in primo luogo) con quel ché di Slayer che in una band di thrash metal spinto non potrebbe mai mancare.
Anche il terzo brano, come gli altri due, é alle mie orecchie perfetto: “Toxic” é anch’essa spinta e, a causa delle ritmiche di chitarra perfette per il genere, é certamente in grado di guadagnare l’apprezzamento dei thrashers.
L’ultimo pezzo, intitolato “Acid Rain”, mostra ancora una volta riff davvero eccezionali e di grande fattura ma, rispetto agli altri, é forse l’unico che presenta una piccola (e per carità non grave) lacuna: sebbene la voce resti sempre ottima la traccia vocale é, in un paio di punti, non adatta al brano e da rivedere (motivo per cui il mio voto finale non sarà anche superiore a quello dato).
Che dire, mentre nel nuovo millennio il thrash metal del nostro paese é al suo massimo apice (e parlo sia della quantità che della qualità delle band) nella fredda Germania si stenta un po’, e le band son davvero poche… ma se quelle poche che possiedono fossero tutte come questi Pripjat!!

Voto: 9/10

Tracklist:
01 – Liquidators
02 – Born To Hate
03 – Toxic
04 – Acid Rain

Contatti:
http://www.facebook.com/PripjatBand


Dave
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lunedì 7 maggio 2012

Recensione SEVEN THORNS

Seven Thorns - Return To The Past
(2010, Nightmare Records)
Power Metal

Il power metal non è morto, benché attualmente siano stati percorsi praticamente tutti i sentieri e sperimentate tutte le varie influenze e contaminazioni. Una band che decide di cimentarsi in questo genere è consapevole di non essere molto innovativa, e che dovrà quindi fare il doppio della fatica per emergere nella sterminata massa.
Per chi si chiedesse se l'ultimo album dei Seven Thorns, datato 2010, abbia le credenziali per emergere, la risposta è semplice: si, anche se con riserva.
"Return to the Past" è il secondo lavoro della formazione, e come detto prima non si prefigge di offrire qualcosa di nuovo, ma perlomeno ciò che offre è ben fatto. Le influenze riscontrabili in questo lavoro sono quelle dei maggiori gruppi di riferimento del settore: strumentalmente è davvero pregevole l'accostamento della tastiera, glaciale e avvolgente in chiaro stile Sonata Arctica alla chitarra a momenti velocissima e a momenti arpeggiosa e neoclassica in stile Timo Tolkki (Stratovarius). Batteria e basso seguono incalzanti ritmi colmi d'aggressività ed epicità, che sporadicamente lasciano il passo a brevi interludi di sonorità acustiche.
Il disco è composto da nove tracce, tutte molto particolari e generalmente credibili e orecchiabili, che forse peccano leggermente di originalità ma che sono perfettamente in grado di deliziare l'orecchio di chi le ascolta, fermo restando che apprezzi il power metal di matrice scandinava. Nove pezzi massicci e trascinanti (contententi testi meravigliosi e mai banali), che per tre quarti d'ora ci fanno capire che il power metal serio e ispirato non muore mai: semplicemente bisogna scegliere le giuste band.
Come anticipato ad inizio recensione, ci sono due piccole riserve da fare: per prima cosa la voce, caratterizzata da un timbro sporco e insolito per il genere. A me personalmente è piaciuto davvero tanto, se non altro perché non è la classica voce schizzata e stridula che viene (ab)usata nel power, ma i puristi del genere possono essere in disaccordo con me. In secondo luogo mi sarebbe piaciuta una bella power ballad, che rallentasse leggermente il ritmo e caricasse l'album con una spruzzata di romanticismo cazzuto. Ma va beh, i gusti sono gusti, e in ogni caso non si tratta di un aspetto negativo in maniera assoluta, ma solo relativa.
Mi complimento quindi coi Seven Thorns per il lavoro svolto, sperando che il futuro sia per loro roseo e che possa dare loro l'opportunità per migliorarsi sempre più.

Voto: 8/10

Tracklist:
01 - Liberty
02 - End of the road
03 - Through the mirror
04 - Freedom call
05 - Countdown
06 - Forest majesty
07 - Spread your wings
08 - Fires and storms
09 - Return to the past


Contatti:
Sito Web: http://www.seventhorns.com
Myspace: http://www.myspace.com/seventhorns


Grewon
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Recensione GENOCYA

Genocya - Again
(2012, Autoprodotto)
Progressive Heavy Metal

I Genocya sono una band attiva da oltre quindici anni, e che nel 2012 ha realizzato il suo ultimo album autoprodotto. Ebbene si, noi italiani siamo capaci di far firmare contratti astronomici agli sfigati senza talento né originalità vomitati dai talent show, e releghiamo formazioni di tutto rispetto nell’abisso dell’underground. Un vero peccato, soprattutto considerando l’enorme quantità di gruppi di tutto rispetto, che meritano soltanto un po’ di attenzione e interesse.
In questa categoria troviamo certamente i Genocya, autori di un heavy metal variopinto di progressive e spruzzato di sinfonia, a cui tutto possiamo dire fuorché che non sia originale: forse non sarò un esperto del settore, ma non sono riuscito a trovare nessuna band mainstream associabile.
Again” è un album di tutto rispetto, decisamente esteso (oltre 60 minuti) e composto da ben 13 tracce. È ovviamente scontato che la durata non sia minimamente un fattore determinante, in quanto ciò che conta è la qualità della musica. Su quest’aspetto, direi che ci troviamo nella media: abbiamo molta roba da ascoltare, ma si alternano momenti di brillante originalità a episodi di prolissità che fa sbadigliare, anche se non in modo esagerato. L’alchimia tra i componenti della band è riscontrabile ovunque e dona decisione e carisma al lavoro finito. Il livellamento dei volumi è discreto, con tutti gli strumenti ben distinguibili ma con le chitarre ad un volume a momenti troppo basso rispetto alla voce, che sovrasta prepotentemente tutto il resto. Voce che è croce e delizia dell’album: impeccabile, intonatissimo e con una buona estensione, il cantante ha un timbro molto simile a quello di Tobias Sammet (Edguy) e di Bruce Dickinson (Iron Maiden), ma alla lunga risulta ripetitivo, affrontando ogni passaggio allo stesso modo. Questo ovviamente non penalizza molto il voto dell’album, che si difende benissimo proprio grazie, come detto sopra, all’alchimia tra tutti i componenti: nessuno di loro infatti sembra fuori posto, e anche se magari avrei preferito una vocalità più espressiva, devo ammettere che obiettivamente è stato fatto un ottimo lavoro in ogni sua parte, voce inclusa
Cos’altro dire.. "Again" è un discreto album e ai Genocya vanno i migliori auguri e le speranze che un contratto discografico possa portarli alla ribalta che meritano, e che meritano alla grande.

Voto: 7/10

Tracklist:
01) Walk with me
02) Losing my way
03) Lost eyes
04) Gods
05) First sign of rain
06) Badly off
07) Loaded your gun
08) Why
09) Now I know
10) Opera
11) Follow me
12) Tziganata
13) Crawl me

Contatti:
http://www.jamyourself.com/genocya
http://www.facebook.com/davidedolly
http://it.myspace.com/genocyaitaly
http://www.reverbnation.com/genocyaitaly

Grewon

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Recensione SOUTHERN DRINKSTRUCTION

Southern Drinkstruction - Drunk Till Death
(2011, Despise the sun)
Death'n Roll

Ai Southern Drinkstruction è legato un ricordo affettivo particolare della nostra webzine, questo perchè il 10 settembre 2010 prendeva ufficialmente il via il progetto Metalarci Webzine, e a inaugurarla c'era la mia recensione di "Drink With Us", il primo vero e proprio album dei Southern Drinkstruction, che seguiva un altrettanto valido EP omonimo. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata sia per noi che per loro: A quella recensione, per la webzine, ne son seguite altre 140, i Southern DS invece hanno continuato a suonare in lungo e in largo lungo lo stivale, accrescendo sempre più il loro ottimo seguito, già consistente per una band underground e facendosi anche notare da un'etichetta.
Questo "DRUNK TILL DEATH" è il naturale risultato di questo tempo passato in giro tra locali, pogo, alcolici, grigliate e film western.
Il granitico death n'roll di copyright Southern non perde nemmeno un grammo della sua consistenza, ma rimane fiera e solida base del quartetto romano. Per chi non conoscesse questi 4 folli riprendo la definizione della precedente recensione per identificarne meglio lo stile:
"Per comodità potremmo definirli Death N’ Roll ma sarebbe riduttivo, visto che possiamo trovare veramente di tutto: dai riff granitici di chiara ispirazione Black Label Society, alle sfuriate Pantera, passando per frangenti Doom e Punk/Grind e arrivando persino a momenti Blues o Rock N’ Roll, il tutto poi condito da gradevoli intermezzi di spezzoni di film cult di Bud Spencer o di Sergio Leone."in una sola parola: imprevedibilità, si passa da un'influenza all'altra con estrema disinvoltura se solo Bastard facesse anche gli acuti da cantante power castrato potremmo dire che saremmo al completo!
Gli ottimi riscontri del precedente full potevano rivelarsi un ulteriore pressione nella stesura di quest'album, ma quando un gruppo ha le palle il problema non si pone; DRUNK TILL DEATH regge il confronto, mantenendosi su livelli alti ma modificando in piccola parte il sound che appare un pò meno death in favore però di una maggiore componente dannatamente southern rock.
Ognuna delle 13 tracce che compongono quest'album è all'insegna della varietà, si parte con l'ipnotica titletrack in apertura, si prosegue con la mitragliata thrash di "On your Knees", la coinvolgente "Dirty Sanchez", la fantastica "Nasty Jackass" (hit dell'album, che sicuramente in sede live non fa prigionieri!) ma anche la ballabile "Motor 666" (in cui l'inserto di tastiere dona al pezzo un fascinò retrò), la rockeggiante "Slide or Die" o la potente e massiccia "Death Bells" , che col suo plumbeo finale chiude l'album in modo sofferto.
Analizzando le singole prestazioni spicca il drumming ineccepibile della solita macchina "Eddie" a dettare i tempi sui riff sempre ispirati del buon vecchio "Ordnal". "Bastard" si segnala nuovamente oltre che per la sua voce (profonda come la figa di Selèn) per la genialità dei testi (e dei titoli, "Cumming in socks" è l'apice, nonchè la prova dello stato di malata perversione del soggetto). Buona anche la prova al basso di "Zorro", al primo esame in studio coi Southern DS.
A suggellare il tutto anche la "solita" ottima produzione ( a cura del 16 Cellar Studios) e il sempre meticoloso lavoro grafico su artwork e booklet.
In conclusione se avete apprezzato "Drink With Us" potete tranquillamente fare vostro anche "Drunk till death", ne rimarrete soddisfatti, ma se ancora non conoscete questa band rimediate presto! Indubbiamente i Southern Drinkstruction sono una delle realtà più fresche e originali della scena italiana, che si sta guadagnando sempre maggiore visibilità tramite tanta fatica e sudore, e con l'onestà e la coerenza di chi non scende a compromessi o cerca la via più facile.
Se vi capiterà di vederli dal vivo capirete la loro vera potenza: non rimarrete indifferenti.
Horns up per i Southern Drinkstruction!

Voto: 8/10

Tracklist
1. Drunk Till Death
2. On Your Knees
3. 6-Strings Skull
4. Dirty Sanchez
5. Evil Skies
6. Nasty Jackass
7. Redneck Zombie Distillery
8. Motor 666
9. Cumming in Socks
10. Drink Whiskey, Make Justice!
11. The Man With No Name
12. Slide Or Die!
13. Death Bells


Torrrmentor
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Recensione JACK THE LAD

Jack The Lad – Jack the Lad
(2011, Autoprodotto)
Thrash Metal

Il genere di questa demo dei giovani Jack The Lad provenienti da Grezzana (provincia di Verona) viene definito come “Thrash Metal”, come le sonorità “old school” delle registrazioni e il riffing di alcuni momenti possano inizialmente effettivamente far pensare; il lavoro invece certamente non é per nulla collocabile nel genere, se non in piccolissima parte: le influenze derivanti dalla nuova corrente emocore/metalcore sono sicuramente più che evidenti, cosa ancora più facilmente avvertibile in tracce come, ad esempio, “Into My Day”; vi é però da dire che il prodotto della band non é certamente collocabile nemmeno in quel genere, mostrandosi non in grado di catturare l’apprezzamento degli amanti di entrambi i filoni artistici.
Dopo aver condotto, in maniera quasi sofferente, l’ascolto di 5 tracce “sconclusionate” e che di artisticamente sensato mostrano davvero poco giungo infine all’ascolto dell’ultimo brano, intitolato “Pray for Madness”: la traccia si mostra di miglior livello, e mi lascia a dir poco stupito data la mediocrità del resto del lavoro del giovane quartetto veneto: dalla traccia appaiono carattere, voglia di sperimentare e di uscire dagli schemi, con influenze carpite saggiamente dai leggendari “Death” di Chuck Schuldiner, particolarmente presenti nel riffing dell’ultima parte del brano, combinate con parti vocali più melodiche (per chi é in grado di apprezzare) quasi vagamente in stile “Nevermore”, e che stavolta non sono del tutto fine a se stesse e “ricercate” in maniera forzata e non spontanea: é grazie a questa traccia, e specialmente alle sue sezioni finali, che la giovane formazione riesce a strapparsi il mio voto finale che, altrimenti, sarebbe stato ben più basso (e con questo credo di aver detto tutto).
Certamente la band é giovane e ha tutta la possibilità di riparare agli errori commessi in questa demo: consiglio innanzitutto ai membri di “riunirsi” per dibattere sul tipo di genere che effettivamente si intende intraprendere, perché certo la prima tra le pecche di questa demo é quella di una scelta di genere a dir poco confusionaria e poco chiara ai componenti stessi.
Consiglio ai ragazzi di continuare a perseguire stilisticamente la strada visibile nell’ultimo brano del loro lavoro, magari con quel po’ di aggressività in più, ponendo fine a questa continua e “forzata” ricerca di melodia che é, ahimé, ben visibile in questo lavoro; come ultimo suggerimento darei infine quello di “rivalutare” la definizione di quello che é il genere effettivamente suonato: potrebbe sembrare quasi ironico a dirsi, ma il definirsi nella maniera sbagliata porterebbe già il progetto “fuorigioco”, nel caso ci si ritrovi di fronte ai capelloni più esperti.
Rivedete il tutto, rimboccatevi le maniche e chiedete opinioni, non è assolutamente troppo tardi!!

Voto: 5/10

Tracklist:

01 – Not This Time
02 – Into My Day
03 – Fast Decay
04 – The Deceptive
05 – Signals
06 – Pray For Madness


Dave
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Intervista ASSAULTER

A rispondere alle domande di Metalarci Webzine quest’oggi gli Assaulter, band a mio parere tra le migliori della nostra scena pugliese, fautori di un thrash metal old school, che han da poco fatto uscire il loro primo ep già recensito ottimamente qui.

1) Salve ragazzi, innanzitutto diteci come mai questo “Crushed by raging mosh” ha avuto una gestazione così lunga, cosa è andato storto durante la realizzazione?
(PAOLO - chitarra)) Ciao a tutti, innanzi tutto faremmo prima a dire ciò che non è andato storto: dalla ricerca dello studio in cui abbiamo registrato, ai “tecnici del suono” che hanno cominciato a seguirci (e rallentarci) nel lavoro e a cui abbiamo dato ad un certo punto un bel calcione. Da quando Luca poi ha preso il loro posto le cose sono andate lisce. C'è poi da considerare una buona dose di pignoleria da parte di tutti noi.
(ENZO - basso) Menomale ha già risposto Paolo altrimenti sarebbero già partite le bestemmie...

2) Siete contenti del risultato finale? Tanta fatica è stata poi ricompensata da buoni riscontri?
(PAOLO) Assolutamente soddisfatti del risultato e la risposta della gente è stata insperata. Nonostante ci sperassimo fortemente non ci aspettavamo che sarebbe piaciuto così tanto. Questo naturalmente ci da una forte motivazione a comporre nuovi pezzi e registrare il prossimo EP/Full length al più presto.
(ENZO) Date le vendite e il supporto da parte di tantissimi ragazzi che è arrivato immediatamente non possiamo che esserne entusiasti!

3) Nonostante ormai siete ormai affermati e conosciuti in Puglia, al di fuori dei confini regionali il nome Assaulter dice ancora poco. Avete in programma di promuovere l’ep con qualche data fuori?
(PAOLO) Proprio ora stiamo cercando di organizzare un piccolo tour in giro per l'Italia per questa estate, ne approfittiamo anzi per lanciare un appello a tutte le metal bands che siano interessate ad uno scambio date: contattarci sul nostro facebook e ci mettiamo d'accordo. (Assaulter Thrash).
(ENZO) Ti dirò, abbiamo venduto in molte regioni italiane dal nord al sud semplicemente grazie al passaparola, alle recensioni e agli appassionati dell'underground nonchè parecchie copie in giappone e anche in norvegia e siamo stati contattati anche dagli stati uniti... certamente vorremmo andare anche in tour x farci conoscere il più possibile e anche x far conoscere la nostra amata birra raffo,nostra ispiratrice da sempre...

4) Nell’attuale desolante panorama locale, in cui imperversano cover/tribute bands e gruppi mono-accordo simili tra loro quanta soddisfazione dà salire sul palco e sbattere in faccia ai presenti il proprio thrash nudo e crudo anni 80?
(PAOLO) Sicuramente riuscire a fare ciò che dici è diventato sempre più difficile anche a causa di cover e tribute band verso cui va il mio disprezzo, il problema è molto più profondo però se pensiamo che queste band rispondono ad una domanda di pubblico. La gente corre in massa a supportarle e di conseguenza i gestori di locali fanno presto a fare 2+2. Dunque il mio disprezzo se lo devono dividere in parecchi ma ne ho abbastanza per tutti.
(ENZO) Sono semplicemente orgoglioso di essere thrasher e suonare thrash metal anni 80 perchè racchiude la vera attitudine del metal che non ha nulla a che fare con le merde ipocrite e commerciali e poser che circolano al giorno d'oggi! Basta essere politicamente corretti: noi dichiariamo odio verso tutto questo schifo!

5) Qual è il vostro punto di vista riguardo al dilagante fenomeno del “pay to play”?
(PAOLO) Proprio in questi giorni abbiamo scritto un testo che parla di questo. La gente con i propri soldi ci può fare quello che vuole finchè si rimane nella legalità, ma se uno si professa metallaro, si riempie la bocca criticando chi si comporta così o professando la propria attitudine e poi è il primo ad andare avanti grazie alle mazzette merita solo calci in culo. Da parte mia boicotterò ogni evento in cui vengono chiesti soldi per suonare nonché le band che sono disposte a farlo.
(ENZO) Totalmente d'accordo con Paolo... Ci sono una marea di gruppi che giustificano questa vergogna con la scusa di investire sul proprio futuro musicale... Vorrei proprio vedere quanti qui in italia possono permettersi di vivere col metal a parte le agenzie... Si investe con l'impegno e le capacità non dando il culo come fanno le veline e compagnia zoccola! È vergognoso come stanno riducendo la scena metal e da noi non potranno avere che disprezzo!

6) Di voi 4 chi è il più:
a) alcolico: enzo
b) tecnico: luca
c) scenico: enzo
d) stronzo: la iena luca
e) puzzolente: paolo
f) tenerone: paolo
g) acculturato: luca
h) folle: rodolfo
i) cattivo: boh? forse rodolfo... [:)]


7) Andando a pescare nel tanto caro thrash anni 80 quali bands secondo voi avrebbero meritato più visibilità? Quali sono inoltre i vostri gusti al di fuori del thrash?
(PAOLO) Per quanto mi riguarda sicuramente gli Artillery, mi piace il blues ed il country, da buon nerd le colonne sonore di film e anime giapponesi, e alcuni rari sbrodolamenti chitarristici.
(ENZO) Mah, ce ne sono un sacco... I Coroner dei tempi d'oro meritavano sicuramente di più... al di fuori del thrash amo smisuratamente il punk-hc, ma anche blues, country e rock&roll...

8) Prendendo spunto dal vostro pezzo “Handmaniac” voglio un vostro parere sull’attuale scena porno, sulle vostre “influenze” preferite, e sull’ipocrisia di molte donne che dicono di non masturbarsi.
(ENZO) Ei Sals (Paolo) che fine hai fatto? Mi sà che è andato a smanettare... riguardo la scena porno bisognerebbe rivolgersi a Luca che è il vero esperto del settore! Altro non possiamo dire per evitare di essere mollati dalle rispettive compagne e poi farci venire ancora di più l'impugnatura sull'arnese a causa solitudine... Che ti devo dire: secondo me chi si nasconde oltre ad essere ipocrita a mio avviso è addirittura più zozzo/a e sporcaccione/a di tutti gli altri... Che male c'è a trastullarsi un pò? Noi abbiamo scritto questo testo apposta per far capire a chiunque ci ascolti quanto è bello il fai-da-te e che non c'è nulla di cui vergognarsi! Non smetteremo mai di ringraziare quel porcone di Dio per averci dato le mani! E dato che dicono che ci ha creati a sua immagine e somiglianza mi farebbe pensare che anche lui si mena le pippe... Grazie Dio!!!

9) Qual è il sogno realizzabile e quello irrealizzabile di voi Assaulter?
(PAOLO) Quello realizzabile è un tour europeo (realizzabile ma impossibile dire quando), irrealizzabile essere stati una band attiva negli anni 80...appena finisco di costruire la De Lorean ne riparliamo.
(ENZO) E datti una mossa allora invece di smanettare!

10) Cosa dobbiamo aspettarci in futuro dal sound Assaulter? Rimarrete sulle coordinate attuali o sonderete qualche nuova influenza/sperimentazione?
(ENZO) Sembrerebbe che ci stiamo leggermente spostando verso sonorità più americane e i nuovi pezzi risultano strutturati decisamente meglio che in passato comunque ci tengo a precisare che non saranno più morbidi bensì decisamente più aggressivi e urlanti in puro stile anni 80!

11) Chiudo l’intervista con una vostra citazione: “U THRASH E’ MBORTAND… E PUR U PICCION!”. Voi chiudetela come vi pare
(ENZO) Non possiamo che essere d'accordo... comunque vogliamo ringraziare MetalArci e in particolar modo Alessandro dei cugini Dreker per lo spazio dedicato agli Assaulter e ringraziamo tutti coloro che ci supportano sempre... VI AMIAMOOOO!!! Dopo questo sfogo d'amore invitiamo chi non conosce i nostri pezzi di dar loro un ascolto (http://www.facebook.com/assaulter.thrash e http://it.myspace.com/thrashassaulter) e magari dare a noi un piccolo supporto con 5 luridi euro per l'acquisto del nostro EP d'esordio "CRUSHED BY RAGING MOSH" e noi in cambio daremo tanto thrash, tanto mosh e tanto headbanging fino allo sfinimento, basta fare attenzione a spigoli vivi e a suppellettili varie in casa... ciao a tutti e in alto le vostre bottiglie maledetti ubriaconiiiii!!! THRASH!!!


Torrrmentor
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Recensione INDECENT EXCISION

Indecent Excision - Deification Of The Grotesque
(2011, Grindethic Records)
Brutal Death Metal

Gli indecent excision portano questo Deification of the grotesque, esplorando territori e sonorità di brutal death che gli appassionati del genere gradiranno senz'altro.
Far partire un album di questo genere con The genesis of inhuman brutality, una parte di un film horror splatter, è quasi doveroso tanto per l'inizio che per il proseguio dell'album, ma già da Entwined by vermin submerged by vomit, si capisce che questo lavoro non è semplicemente questo, ma ha molto di più.
Ritengo infatti questo pezzo il migliore dell'album che da solo riassume quanto di buono c'è in queste tracce, produzione pulita ed ottima, atta ad esaltare tanto i suoni che un growl azzeccatissimo, nè sterile ed eccessivamente cavernoso nè debole ed inefficace, perfettamente incastrato con la ferocia delle ripartenze quanto nelle parti più cadenzate, che troppo spesso risultano più efficaci delle accelerazioni.
Purulent glansectomy, Torment through abnegation of euthanasia, Sculpture of severed remnants altro non fanno che rafforzare il concetto espresso nel primo pezzo, costruiti senza sbavature ed eccessi, segno di una maturità compositiva apprezzabile ed interpretati con un ottimo groove, di sicuro non si grida al miracolo per innovatività e personalità ma non si corre il rischio di allontanarsi dai canoni del genere, con degli spunti personali in fase di crescita, che potrebbero in futuro fare la differenza.
La title track, Compulsive consuption of rotten entrails e decomposed fetus collection esaltano ancora una volta ripartenze e parti vocali, credo che proprio la prova vocale sia il valore aggiunto di quest'album, valore che se curato potrebbe veramente fare la differenza in futuro.
Kaleidoscopic view of the innards e Chickenfuck chiudono in modo ottimo questo lavoro, marcando quanto di buono si è sentito in tutte le tracce.
Partendo da un lavoro grafico in copertina ed un artwork davvero buono e passando per un'ottima produzione ed un sound devastante ritengo che per gli amanti delle sonorità estreme questo sia un lavoro da non lasciarsi scappare.
Nel particolare, è buffo che le parti cadenzate risultino sempre migliori delle accelerazioni, non è una critica, ogni band ha un proprio sound ed una propria particolarità, e proprio per questo dico che in un futuro prossimo, puntando su particolarità come questa o come il tipo di growl, il sound di questa band possa staccarsi dai canoni imposti dal genere ed uscire magari dalla nicchia esclusiva dei fan del genere.
Sicuramente siamo di fronte ad un'ottima band con grandi potenzialità, che si esprime in un genere che finalmente oserei dire, grazie alla bravura di chi lo interpreta, sta trovando lo spazio che merita anche in Italia.

Voto: 6

Tracklist
1 The genesis of inhuman brutality
2 entwined by vermin submerged by vomit
3 purulent glansectomy
4 torment through abnegation of euthanasia
5 sculpture of severed remnants
6 deification of the grotesque
7 compulsive consuption of rotten entrails
8 decomposed fetus collection
9 kaleidoscopic view of the innards
10 chickenfuck

Furia

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