lunedì 25 luglio 2011

Intervista - GIANNI ZAPPATORE


Continuando ad infastidire chi ha dato vita ad un attuale scena Metal in terra salentina, porgo qualche domanda all’amico Gianni Zappatore, pezzo di storia vivente della scena estrema.

1) Un'esperienza ultra decennale ti ha portato ad essere musicista in prima linea, promotore di eventi, responsabile di programmi radiofonici e molto altro. La tua dedizione alla causa ha mai vacillato?
Uuuuuuuummmmmh... Bella domanda... Vacillato!!!!!! Beh, essendo in un territorio come il Salento un po’ ci si scoraggia, ma bisogna farsi in quattro e mandare avanti la tua passione, che sia la musica o altro.

2) I tuoi gusti musicali sono molto trasversali. Quali sono le band che maggiormente ti hanno influenzato ed entusiasmato nel corso degli anni?
(Ah! Ah! Ah!) Posso dire che i miei gusti musicali sono tantissimi, non mi soffermo solo su un genere, mi piace ascoltare band come Front Line Assembly, XP8, Stereomotion genere Ebm Electro... Poi il classico Heavy Metal, Death... E comunque sul genere più estremo i miei preferiti sono i Disgorge (Mex), i Fleshgrind (USA), Incantation (USA), Cenotaph (Mex). Per l'Heavy Metal vado matto per i Saxon, Ossian (ungheresi) Dokken, Y&T, Motorhead, Van Halen, Vixen, Lee Aaron, Judas Priest, Primal Fear... e molti altri.


3) Sogno di farti questa domanda da una vita... Permetti una breve introduzione: la Puglia, ad oggi, è rinomata per underground qualitativamente devastante delle band Death Brutal, soprattutto nel barese che regala continue perle. Tra le pochissime eccezioni, ci sono i Virulent Re-Shapes, band dove compaiono oltre te, il Chuck degli attuali Clinicamente Morti, Alessandro Cossa ed Antonio Donadeo, giusto per citare alcuni dei membri. Questa band, più di 10 anni fa dettava il sound a livello underground e non temeva alcuna concorrenza sia a livello tecnico che per attitudine: come ha fatto questa perla del Brutal a nascere in un luogo decisamente ostico al Metal estremo?
Eh... Come siamo usciti fuori dal ventre estremo!!! Prima di tutto per l'amore della musica. Ognuno di noi ascoltava cose diverse, ma più o meno erano gusti uguali. Così, da un giorno all'altro abbiamo deciso di mettere su una band di Brutal Gore, visto anche che nel Salento in quel periodo non ne esisteva una. Da li siamo partiti. Se non erro era il 1998.

4) Se proprio dovessi entrare nel dettaglio e fare il cinico, una delle più grandi perle del Brutal pugliese pecca un po’ in registrazione a mio avviso. Che mi dici di questa scelta?
(Ah! Ah! Ah!) Lasciamo stare la registrazione del nostro CD, uno schifo totale! Abbiamo cercato anche di aggiustarlo un po’ spendendo ancora dei soldi, ma si è fatto ben poco. Quando ti portano fretta perché devono fare i cazzi loro!!!

5) Nei miei trascorsi bolognesi (più o meno felici), tanti dei miei più cari amici mi ricordavano un vostro live, se ricordo bene con i Mortuary Drape, che spezzò le ossa al pubblico presente: mi parli di quel live?
Un ricordo spettacolare i Mortuary Drape. Grandi musicisti, e altrettanto come persone. Ricordo che non ero io quel giorno, ero completamente ubriaco! Se ricordo bene c'è mancato poco che andassi a cadere sulla batteria! (Ah! Ah! Ah!)

6) I Virulent Re-Shapes hanno dato vita ad un promo nel 2000 e poi a quel Visual MortalOorms, che ancora oggi ha pochi rivali nel settore. Perché poi il progetto non è continuato?
Uuuuuuuuummmmmhh... Il promo è l'unica cosa registrata bene. Il fatto che non ci siamo più sulla scena è dettato dal fatto che le cose non andavano bene tra noi.

7) Segui la scena italiana ed estera da molto tempo ormai: come è cambiata in questi anni?
Allora, la scena italiana è ottima: molte band sono validissime (non cito le band per non dimenticarne qualcuna), però molte sono la copia di quelle estere, e la cosa è alquanto scandalosa! La scena estera anch’essa ha ottime band, vedi Incantation, Lord Belial, Deicide, Ossian, Karpatia, Motorhead, Disgorge (Mex), Saxon, ecc... Tutte grandi band, solo che molte sono cambiate (in male: vedi i Morbid Angel...). Beh, poi sono cavoli loro!

8) Come vedi la situazione underground pugliese, sia per numero di live che per qualità di band?
La scena pugliese non è male ma molte band si assomigliano, per il fatto che molti generi suonati sono commerciali, quindi secondo me sono la brutta copia, fatta male, di band famose. Per i live le cose si muovono bene, anche se un po’ a rallentatore.

9) Tra le tue esperienze più longeve c’è di sicuro l’aver messo in piedi la prima esperienza radiofonica che rappresenti il Metal nel Salento. Come è nato il progetto e come si è sviluppato ad oggi?
Vero, Radio Studio 104 è stata la prima radio salentina a trasmettere Metal nel Salento. Sono partito come aiutante mixerista, poi pian piano ho preso mano con tutta la strumentazione e da lì, giugno 1988,  inizia il programma Metal. Devo ringraziare un amico per avermi portato in radio, Pino. Lui l'artefice che ha fatto di me un DJ radiofonico. "Welcome to Hell" il venerdi ore 21:20, anche online.

10) Parlami di quale avvenimento ricordi con piacere e quale con dispiacere nella tua esperienza di live come spettatore e come musicista.
Le due date di Bologna sono state le più belle anche perché ricordo ben poco! (Ah! Ah! Ah!) Non ero io, o forse sì? Boooooooooh... Ero inesistente, immaginate voi. Forse la più schifosa data fu a Lecce. Sì, Lecce, pubblicizzata lo stesso giorno con scarso interesse fatta da Max ex Kiss Of Death.

11) Ci tengo ad informarti che se oggi esiste una piccola realtà estrema come il Vulgar Fest in parte è colpa tua e dei tuoi Virulent Re-Shapes! Ora, uno dei miei sogni più morbosi è avere la possibilità di rivedere un live di questa band... Posso solo sognarlo oppure tu ed il buon Sandro potreste un giorno rendermi felice?
Oh, cazzo!!! Adesso che mi succede... mi ammazzate? (Ah! Ah! Ah!) Colpa mia? Nostra? Chi vi ha detto di venirci a vedere? Cazzi vostri!!! (Ah! Ah! Ah!) Scherzo, ragazzi. Uuuuuummmh... Tutti voi vorreste la nostra riunione, vero? Non è facile, ma vedremo cosa possiamo fare. Ci consulteremo tra i vecchi, che ancora ci frequentiamo, non tutti...

12) Ti ringrazio del tempo che mi hai dedicato, e ti ringrazio a nome mio, di Metal Arci Webzine e di tutta la scena estrema per il valore dimostrato. Da veterano della scena che consiglio daresti alle nuove leve del settore?
Ringrazio voi prima di tutto, era da tempo che non mi si facevano codeste domande. Per le nuove leve dico soltanto lavorate duramente, non cercate di imitare i vostri idoli altrimenti siete fottuti, siate voi stessi! L'influenza musicale non c’entra con lo scopiazzare le band preferite. Grazie di tutto, ciao Marco e a presto! STAY METAL & ROCK

Furia

Continua…

Intervista - THE MEMORY


Eccoci qua a scambiare due parole con la voce dei The Memory, gruppo Hardcore new school molisano.

1) Giancarlo vuoi raccontarci un po’ la storia di come nascono i The Memory?
Ciao a tutti, i The Memory nascono nel giugno 2009 dopo che Nicola (bassista) ed io decidemmo di lasciare il nostro precedente progetto Startoday; abbiamo iniziato a provare con Nicola (chitarra), Luigi (chitarra) e Domenico (batteria) che a loro volta suonavano in un gruppo Punk Rock. Poi da dicembre 2009 Marco (No Blame) ha preso il posto di Domenico per formare la nostra attuale line up.

2) Avete debuttato con Call It A Comeback, lavoro che ho potuto ascoltare e gustare. Vuoi parlarci della sua genesi?
Call It A Comeback è un EP di 6 pezzi che abbiamo scritto senza metterci troppa fretta, per poter essere davvero soddisfatti del risultato finale. Ed infatti ne siamo contentissimi! Ci soddisfa appieno sia a livello compositivo, che a livello di suoni (rispettivamente, registrato a Roma all’Hell Smell e mixato/masterizzato allo Studio Mediterraneo a Bari) che infine a livello grafico (l’artwork è stato realizzato da Nobu, chitarrista dei No Blame e grafico di ottimo livello!).

3) Sicuramente il risultato più evidente dell’ottimo lavoro è stato il contratto con Indelirium Records, ma certamente ce ne saranno altri più nascosti o comunque poco noti al pubblico: vuoi parlarci di come si sta svolgendo il lavoro di promozione dell’EP? Siete soddisfatti?
Emiliano di Indelirium Records sta facendo davvero un ottimo lavoro, ci troviamo bene innanzitutto a livello umano e questa è la cosa più importante; poi c’è anche Alex (Unsafe) che gli da una mano ed il risultato è che il nostro EP sta girando molto, ha ottime distribuzioni sia a livello nazionale che a livello estero (Usa, Canada, Australia, Giappone) e per fortuna le recensioni finora sono tutte state positive. Siamo molto soddisfatti di poter collaborare con Indelirium.

4) Ho potuto osservare che avete già molti live alle spalle e di conseguenza avete girato l’Italia di lungo e largo. Cosa ne pensate della scena italiana?
In questi ultimi 3 mesi (fine marzo – metà giugno) la promozione del nostro EP ci ha portato su e giù per l’Italia (Sardegna, Toscana, Sicilia, Veneto, Campania, Abruzzo) per un totale di 12 date. Abbiamo avuto modo di condividere ottime esperienze e conoscere tanta bella nuova gente, di quella che ti fa pensare come in fondo se si ha davvero voglia di collaborare e darsi da fare si può fare ancora molto. La pecca maggiore a livello italiano è che purtroppo non tutti la pensano così.

5) Ed in modo particolare della scena della vostra piccola regione di provenienza? So che fate parte del collettivo Basso Molise Hardcore...
Mah, qui in regione da sempre siamo i soliti a sbatterci per cercare di fare qualcosa e per fortuna la voglia non ci manca! Basso Molise Hardcore è un qualcosa che nasce tanti anni fa grazie ad una band (theGARAGE) che tanto ha fatto in quegli anni, producendo grandi cd e suonando in tutta Italia; è un qualcosa che vuole accomunare tutti noi che ascoltiamo, suoniamo e in generale supportiamo questo genere e la musica fatta col cuore e la passione.

6) Ritornando ai The Memory, come nasce un vostro pezzo? Quali sono le vostre influenze?
Solitamente io o Luigi portiamo in sala prove una bozza più o meno completa di canzone, da arrangiare poi tutti insieme; ascoltiamo tutti prevalentemente Punk/Hardcore ma ognuno cerca di metterci ovviamente del suo. Il gruppo che più ci influenza a livello compositivo sono sicuramente i Comeback Kid, ma cerchiamo di essere il più possibile personali.

7) Progetti futuri?
Quest’estate, tolto un live in zona con gli Straight Opposition il 7 agosto, siamo fermi dopo 3 mesi di intensa promozione dell’EP. Riprendiamo con il Caserta Rock Fest l’8 settembre (condivideremo il palco con Ministri, Pino Scotto e Strength Approach tra gli altri) e speriamo di riuscire a chiudere il tour europeo (dal 16 al 25 settembre) in Svizzera, Germania e Rep. Ceca. Il 9 ottobre suoneremo a Molfetta allo Stage Diving Festival; poi sicuramente cercheremo di ritagliarci delle prove per scrivere i nuovi pezzi che formeranno il nostro full length.

8) In conclusione vuoi ricordare a tutti i vostri contatti?
Potete trovarci su MySpace, Facebook, e qui potete ascoltare il nostro EP in streaming: http://indeliriumrecords.bandcamp.com/album/call-it-a-comeback. Se vi può interessare una copia del nostro EP, passate sul sito di Indelirium Records oppure ai nostri concerti!

9) Ti saluto Giancarlo e approfitto per salutare tutti gli altri The Memory e ti ringrazio per la disponibilità!
Grazie a te Vito per la possibilità e grazie a voi lettori di Metal Arci Webzine per aver passato 5 minuti della vostra vita leggendo queste parole. A presto!

Vicustrodden

Continua…

Recensione - WINTERAGE


WINTERAGE – Promo Ep 2011
(2011, Autoprodotto)
Folk/Progressive Power Metal

Povero Power Metal sinfonico. Così disprezzato da tanti metallers old school che credono che il Metal autentico sia solo sonorità grezze e ruvide, con niente di "pacchiano" e fantasioso. Si sono forse dimenticati che agli albori dell’Heavy Metal, nato come derivazione dell’Hard Rock settantiano e ottantiano, le band che loro idolatrano erano pacchiane anch’esse (quanto Glam c’era nei primi esperimenti Metal? Vogliamo negarlo?), e forse non tengono conto che il "metallo", diversamente dalla "roccia", ha due qualità: è senza dubbio più pesante, ma colpendolo si ottiene un suono molto più melodioso rispetto a quello secco e duro che si ottiene percuotendo una pietra.
Questo breve preambolo per introdurre i Winterage, una coraggiosa band che non ha paura di inoltrarsi per quei sentieri così tanto snobbati del Power Metal melodico con influenze sinfoniche, genere portato alla ribalta (tra alti e bassi) dai Rhapsody (oggi Rhapsody Of Fire), che conta diverse validissime band (tra cui gli italianissimi Derdian e Ancient Bards) ma che molto spesso viene guardato sempre con diffidenza e pregiudizio. Codesto genere non è il mio preferito in assoluto, ma essendo io cresciuto, nella mia infanzia e pre-adolescenza, a pane e Rhapsody, posso ben scrivere una recensione abbastanza obiettiva e priva di pregiudizi sul promo CD dei Winterage. Se devo essere pignolo, non considererei la loro proposta nemmeno puramente Symphonic Power: la definirei piuttosto un "Folk Power Metal con inserti Progressive". Infatti mi hanno ricordato più gli Elvenking o i Thaurorod che non i Rhapsody o gli Ancient Bards. L’EP è composto da 6 tracce per una durata complessiva di 30 minuti. Si apre con un lungo brano (WRATH OF REVENGE) composto della classica intro eterea e recitata, per poi sfociare in una cavalcata di Power melodico in grado di far sognare i fan del genere. Subito dopo si piazza ANCIENT FORCES, e qui vediamo in prima linea lo strumento principale e caratteristico dei Winterage: il violino. Per carità, tutti i musicisti fanno un ottimo lavoro, eh, ma si evince come abbiano voluto proprio esaltare e marcare il lavoro dell’eccellente e virtuoso violinista, perfetto per lavori sinfonici da solista e anche come supporto per le accelerazioni tipicamente Power, dove è l’altrettanto talentuoso chitarrista a condurre i giochi, sia nel riffing che nell’arpeggio. Lo si vede anche a livello di produzione: il violino è infatti l’unico strumento ad esser stato curato e seguito nei minimi dettagli, mentre gli altri spesso risentono di alcune pecche: o hanno un volume troppo basso, oppure ridondano di rumori di sottofondo. Ma ciò non intacca comunque la resa finale di un EP autoprodotto: siamo su buoni livelli, c’è da dirlo. La terza traccia è BELTAIN, il brano più Progressive del disco: pieno di cambi di tempo e di sonorità più moderne, mi ha fatto ricordare (non voglio dire blasfemie, ma non ci posso fare nulla) il progetto Liquid Tension Experiment. Poi è il turno di POWER IN MY VEINS, forse il pezzo peggiore del disco, che ho trovato un po’ scontato e rifacente a vecchi esperimenti di band quand’erano ancora underground. Non totalmente malvagio, ma comunque niente di che. Arriva finalmente il turno del mio pezzo preferito, KING OF FAIRIES, epico e folkeggiante in tutta la sua durata, che introduce l’outro KINGDOM OF TWILIGHT, breve e concisa nella sua allegria. Da precisare che caratteristica e intenzione di questo disco è quella di proporre un Power/Folk Metal SENZA la voce, fatto quindi di soli brani strumentali. Infatti a parte la prima e la quarta traccia, che contengono alcuni inserti di voce maschile e femminile (purtroppo mal livellati come volumi e mal gestiti come resa audio, peccato perché il loro timbro mi piaceva), il restante disco è interamente strumentale, coi suoi pro e contro. Il pregio è che comunque si tratta di un qualcosa di nuovo e di diverso, che non guasta mai in un mercato musicale così saturo di plagi e scopiazzature. Il difetto invece, più che a livello di idea, è a livello di esecuzione: caratteristica infatti di un buon brano strumentale è quello di non far sentire il bisogno della voce, cioè di bastare a se stesso così com’è, e di disporsi in modo da non consentire l’inserimento di una linea vocale. La proposta dei Winterage, sotto quest’aspetto, è altalenante: a volte i brani sembrano come essere le "versioni karaoke" di brani contenenti la voce. Non che questo sia un grosso difetto, però mette la band davanti a un bivio: o si mantiene l’idea di preferire l’assenza di voce e si gestisce un po’ meglio il songwriting, oppure tranquillamente si può inserire la voce. Si perderebbe in originalità, è vero, ma in entrambi i casi son sicuro che i Winterage sapranno farsi valere. Globalmente, il loro promo EP mi ha davvero colpito per la bravura dei musicisti, la freschezza e la genuinità della loro proposta e per l’originalità. Auguro loro di poter in futuro pubblicare un full-lenght che faccia parlare di sé in positivo.

Grewon

Contatti:

Continua…

Recensione - VALTYR


VALTYR – Verineen Sagaat
(2011, Autoprodotto)
Viking Metal

Un lento, impetuoso, feroce, nobile poema. Dopo numerosi progetti one-man-band, nasce dall'ingegno del poliedrico artista barese Nartum il solo project Valtyr, contrassegnato da molteplici stimoli per gli amanti del Pagan, Viking e Black Metal. A due decadi di distanza dai capolavori di Quorthon, nonché dalle pietre miliari della prima ondata Black, sono tuttora reperibili microcosmi artistici, nei quali musicisti armati di corde, pelli e voce sanno trasportare. Ne è la prova Verineen Sagaat, full lenght autoprodotto, 38 minuti di interessante nonché affascinante Viking, ricco di dettagli Ambient e atmosfere naturali.
La proposta compositiva si presenta minimale, priva di virtuosismi, talvolta down-tempo, tuttavia pregna di epos e assolutamente di ampio respiro. Tra le principali influenze è possibile notare "citazioni" di Moonsorrow, Falkenbach, Nokturnal Mortum, Pagan Reign e Summoning, rielaborati in chiave del tutto personale, con uno stile tipico e ridondante anche nel precedente progetto di Nartum, Ymir. Attraversando le 7 tracce, il primo pensiero che viene in mente è come certe sensazioni evocabili con la musica siano universali, indipendentemente dalla propria posizione geografica, che per luogo comune negli ultimi anni ha etichettato come nordico gran parte delle note suggestive del tipico sound Black Metal. Più vicino alle tradizioni finniche che norrene, la sanguinosa saga descritta in questo album affronta i temi chiaramente riconducibili al credo etenista nordico, con riferimenti al rito runico e al culto odinista. Dopo un breve Intro, apre l'album RUNESANG, traccia pressoché strumentale dopo i primi due minuti, ricca di sonorità e melodie in continua evoluzione, dal puro stile Falkenbach. I riferimenti ad esso sono svariati, dalla strofa giocata su piccoli cambi di tempo dietro le pelli, alla titanica voce sintetizzata nel narrato, ad ogni modo appare originale la rielaborazione da colonna sonora war-movie storico. Fortemente gradito il pezzo più violento dei sette, FALLEN IN BLOOD, stornello violento quanto ridondante, intervallato da ottimi interludi acustici e bridge. La title-track VERINEEN SAGAAT appare la sintesi delle capacità melodiche e ritmiche dell'intera fatica, dalla notevole durata di ben 8 minuti, la quale si rinnova continuamente dando spazio ad armonizzazioni e arrangiamenti dal gusto forbito, unito all'utilizzo di numerosi strumenti e sonorità: dai flauti al marranzano, da timpani rituali a glaciali synth. Il dualismo condotto dal canto straziato e dai melodici cori è una caratteristica preponderante, che prende il sopravvento toccando ogni parte di sé, dalla più rude alla sensibilità artistica più raffinata. Nel più tipico stile T.N. Black Metal si chiude la traccia più curata dell'opera, consumandosi in un lento fade out, per dare spazio a WODENCULT, un'ode eroica, nostalgica, introdotta da un climax di tastiere, per culminare chiudendosi in un intenso e soffuso coro narrato. Appare evocativo l'artwork, anch'esso di "virtuosa" semplicità, tratto da un'opera di un artista norvegese del XIX secolo, non lontano dai masterpiece artistici delle cover Falkenbach. Supportare l'underground è sempre utile, un piacere, specialmente quando un album parla da sé nelle sue melodie e l'autore stesso rende pubblico il download dei propri lavori. Non resta che attendere un nuovo capitolo di una saga Nartum, attendendo nuove sorprese.

Vandrer

Contatti:

Download Album:

Continua…

Recensione - H-GEORGE


H-GEORGE – Slave Of Society
(2010, Buil2Kill Records)
Thrash

La storia degli H-George ha origine a Monferrato e inizialmente si presenta come progetto solista del chitarrista. Dopo un album intitolato Neurotic egli decide che è il momento di formare una vera e propria band, ma il nome rimane lo stesso. Si arriva così a questo Slave Of Society, che vede tra l’altro illustri collaborazioni: le parti di batteria sono registrate da Carlos (Annihilator) e in veste di guests sono presenti Trevor e Tommy dei Sadist. Inoltre mastering e mixing sono ad opera del monumentale Jeff Waters (Annihilator). Il primo approccio con questa band lo ebbi tempo fa, incuriosito dal loro definirsi "Alcoholic Thrash Metal" (e chi mi conosce sa che queste sono paroline magiche per me) credevo di trovarmi davanti una band di cazzoni alcolizzati, del più classico dei Tankard style.
Definizione errata. Gli H-George si collocano esattamente all’opposto, il loro è un Thrash Metal tecnico con ovvi rimandi proprio ai canadesi Annihilator, di cui era impossibile non assorbire qualcosa, vista la partecipazione attiva di Carlos e Jeff, al punto che questo Slave Of Society potrebbe tranquillamente figurare nella discografia di quest’ultimi. Chi però come me ha ben presente la carriera della band canadese sa anche che il loro punto debole (che ha impedito loro di potersi equiparare ai veri big del Thrash) è stata una certa discontinuità su disco che li ha visti alternare capolavori come Alice In Hell a recenti abomini come Metal, con in mezzo un buon numero di dischi senza infamia e senza lode. Proprio in quest’ultima affermazione potrebbe rientrare, se fosse un loro disco, questo Slave Of Society. La tecnica è indiscutibile, tutti i singoli strumentisti hanno veramente le palle quadrate, ma il limite sta nel fatto che anche dopo numerosi ascolti rimane poco e nulla. L’aggettivo che più si confà a questo album è "asettico". Chiarisco che con questa definizione non voglio dire che l’album sia brutto, anche perché non lo è. Gli episodi più convincenti ci sono, come ad esempio RUN OR YOU'RE DEAD, TERRORISM, HATE, o la title track, ma troppo spesso non c’è nel pezzo quella scintilla che ti spinge a rimandare il pezzo indietro e risentirlo. La voce poi, anche se splendida e adattissima al genere, in alcuni brani appare meno convinta, qualche tocco più graffiante avrebbe sicuramente rivitalizzato (e ciò è ravvisabile nelle 4 tracce bonus in cui la voce di Trevor si sposa molto meglio). Si potrebbe parlare di "occasione mancata" per questi H-George: il potenziale a disposizione era enorme, ma non è stato sfruttato a dovere. Il riffing non colpisce come dovrebbe, e ciò unito alla poca convinzione della in alcune tracce voce accennata poco su pregiudica il giudizio finale su questo album, sconsigliato a chi non mastica quotidianamente Thrash tecnico ed elitario. Coloro che invece amano alla follia i canadesi Annihilator troveranno oltre a numerose somiglianze anche un maggiore interesse nel far loro Slave Of Society. Una maggiore attenzione anche all’orecchiabilità, oltre che alla tecnica fine a sé stessa non potrà che essere ben accetta, staremo a vedere cosa ci concederà la band in futuro.

Torrrmentor

Contatti:

Tracklist

01 - Run Or You're Dead
02 - XTC
03 - Terrorism
04 - Dirty Money
05 - Euthanasia
06 - (In) Sanity’s Homicide
07 - Death Penalty
08 - Earthquake
09 - Globalization
10 - Neurotic
11 - Slave Of Society
12 - Kill Your Son
13 - Hate




Continua…