giovedì 7 marzo 2013

Recensione NAHABAT

Nahabat - Essence
(2012, Autoprodotto)
Ambient/Dark Metal


La copertina di un disco è raramente garanzia della sua bellezza musicale. Serve più che altro a suscitare una particolare emozione che raggiunge il cervello e a sua volta si collega al portafogli dell'acquirente (spesso accade con quelle copertine che ritraggono donnine nude et similia). Altre volte invece fungono da biglietti da visita, a spiegare in maniera visiva il contenuto sonoro (vale ad esempio con le copertine dei Rhapsody o dei gruppi black metal). Più raramente, infine, offrono a chi le scruta simbolismi arcani o allegorie occulte, in modo da catturare l'attenzione di chi certe cose le percepisce. E' proprio questo il caso di Essence, il primo EP dei Nahabat, con una copertina che definire emblematica è poco. Multi-interpretativa anche. E la cosa bella è che le sensazioni che suscita tale raffigurazione si riscontrano perfettamente anche nelle canzoni (solo tre, purtroppo) presenti nell'EP: un dark ambient molto etereo e oscuro, che però guarda verso la luce. Onirico come non mai, Essence è una piccola e brevissima perla sonora capace di canalizzare il pensiero verso direzioni uniche. A me, ad esempio, ha suscitato l'immagine di un cielo coperto, nubi fitte, e una luce che a spiragli ci filtra attraverso. Un'atmosfera cupa, lugubre, ma con un retrogusto di speranza.. o forse di paura. Chi siamo noi, angeli in pena che bramiamo il ritorno del sole? O demoni timorosi della luce divina? Chi è la figura angelica, sofferente e al tempo stesso estasiata, raffigurata sulla copertina? Potrebbe essere ognuno di noi, esseri figuratamente alati e in grado di volare, ma ingabbiati in una società tecnocratica che non fa altro che distruggere i nostri sogni e tenta di sotterrarci, sebbene siamo fatti per toccare l'infinito.
Questa è l'interpretazione che ci ho dato io, ma ognuno di noi può scorgere qualcosa di differente, ed è proprio questa la genialata di Essence. Un tappeto di liquide e sognanti atmosfere tastierose che mi hanno ricordato le sonorità che ho tanto amato nei primi anni '90, unite ad una batteria morbida che raramente si concede dei brevi slanci di velocità. Essa però, come anche chitarra e basso, sono suonati in maniera soffusa e dolce, per suscitare appunto quella sensazione di "trasporto" che contraddistingue una produzione fuori dagli schemi, che proprio per questo motivo va incoraggiata e supportata. Il composto è arricchito da una voce femminile calda e dolcissima, con una malinconia velata che ben si sposa col sound dell'EP.
Non dò un voto più alto di 7 solo perché appunto si tratta di un EP di brevissima durata. Non si fa nemmeno in tempo a lasciarsi trasportare ed estraniarsi dal mondo che... è già finito. Che questa recensione valga pertanto come incoraggiamento per la produzione di un full-lenght che attinga a piene mani da Essence ma che allunghi l'emozione per la durata di un album vero e proprio.

Voto: 7

Tracklist:
01) Prelude
02) Essence
03) Helios anima


Grewon
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Recensione THE ABYSS GODS

The Abyss Gods - Birth Of The Gods
(2012, Autoprodotto)
Heavy/Progressive Metal

La biografia dei The Abyss Gods è ricca di date, festival e collaborazioni di grande spessore. Mentre il loro debut album è alle porte, mi accingo a recensire il loro ep autoprodotto, dal titolo “Birth of the Gods”. La mitologia, reale o fantastica, sembra quindi essere il filo conduttore dei loro componimenti, che musicalmente risentono di diverse influenze. Di base, troviamo un heavy metal molto “americaneggiante”, con una voce aspra e ruvida e richiami anche all’hard rock di fine anni 80. In alcuni passi è però facile sentire la correlazione col metal oscuro e introspettivo dei primi Amorphis, quelli di “The Karelian Isthmus” e “Tales from The Thousand Lakes”.
Birth of the Gods” è composto da soli tre brani di lunghezza standard; un demo dunque, più che un ep, ma le definizioni si sprecano, è la musica ciò che conta.
Sommariamente, devo ammettere che non sono rimasto particolarmente affascinato da questo disco: non è per la produzione carente (caratteristica ovvia per le band alle prime armi, e che non intacca minimamente il giudizio complessivo), ma proprio per il songwriting in generale, che in diversi punti mi è parso approssimativo e incontra il suo picco creativo solo nella strumentale “Into destiny”. Un altro elemento disturbante è rappresentato dai cori aggiunti alla voce principale, che non ottengono a mio avviso il risultato sperato, cioè quello di supportare la lead vocal. Questo problema è facilmente risolvibile a livello di produzione, e si deve tener anche conto che in sede live queste imprecisioni assolutamente non si sentono.
Cos’altro dire: i The Abyss Gods sono musicisti abili e decisi, e questo si vede. Questo breve ep di debutto è ancora un po’ acerbo, ma le potenzialità di questa band si vedono eccome: sicuramente dal vivo le impressioni sono di indubbio spessore. Resto in attesa del loro full-lenght, e sono personalmente molto fiducioso per il loro futuro.

Voto: 5

Tracklist:
01) Birth of the gods
02) Into destiny
03) Race against time


Grewon
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Recensione SECRETPATH

Secretpath - Wanderer
(2012, Autoprodotto)
Death/black


lavoro che sicuramente lascerà spiazzati i fan della prima ora, perchè i secretpath con questo nuovo lavoro, hanno deciso di mettere da parte mode e clichès vari, rendendolo piuttosto imprevedibile e variopinto nel suo insieme di sfuriate black ed elementi classicheggianti, death e prog, che nel loro insieme, hanno sicuramente costituito un lavoro fresco e godibile.
Sarebbe già sufficiente ascoltare "essence of chaos", con tutti i cambi improvvisi, ma ben amalgamati tra sfuriate black e intermezzi classici, per rendersi conto della qualità compositiva delle band. Degno di nota anche "in praecipiti Esse", coinvolgente e ben arrangiato. Da tenere sottocchio questa brava e capace band calabrese. Potrebbe in futuro offrire ulteriori sorprese e consolidarsi nel panorama del metal estremo.

Voto: 7.5

Tracklist:
1. Essence Of Chaos
2. The Dark Forest Of My Insanity
3. In Praecipti Esse
4. ... And So I Return To The River
5. I'm Your Guide


Diego
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Recensione NEFESH

NEFESH - Shades and Light
(2012, Necroagency)
power/prog


Il nuovo lavoro dei Nefesh sembra aver finalmente raggiunto un buon livello di maturità sia compositiva che di padronanza tecnico-strumentale. Tutto ciò coadiuvato anche dal lavoro di registrazione e produzione, affidata fortunatamente alle mani di Frank Andiver prodotto nei leggendari Finnvox studio. Lo stile della band si contraddistingue da un power impreziosito da elementi sinfonici(buono il lavoro alle tastiere) infarcito da elementi prog e neoclassici, oltre che di metal estremo...Ma proprio riguardo a quest'ultimo aspetto, devo notare la poca incisività(o cattiveria diranno in tanti..) che probabilmente ha bisogno di essere approfondita ma non ingurgitata ad ogni costo; decisamente più convincenti risultano essere le parti classicheggianti e prog, segni di un'attitudine naturale della band. Degno di nota anche l'utilizzo, mai scontato, di parti cantate in italiano in diversi brani come Delirium of war, Tears e la title track...Apprezzabili, oltre ai brani sopracitati, anche tifonomachia e souther e la un pò "annacquata" Surexi(non è da tutti cimentarsi in suite prolisse e variopinte...). Interessanti e godibili anche i preludi strumentali che precedono alcuni brani.
Da ascoltare perchè nel complesso ben realizzato e godibile!

Voto: 7

Tracklist
1) Intro
2) Delirium Of War
3) Tifonomachia
4) Preludio
5) Everytime
6) Souther
7) Tears
8) Preludio
9) Hug Me
10) I Can’t Fly
11) Surexi
12) Shades And Lights
13) Outro

Diego

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Recensione CARTON

Carton - Perfect World
(2012, senza etichetta)
Hardcore/Alternative


I Carton nascono a Roma nel 2007 da un'idea di Cristiano Iacovazzo, già voce e basso dei Tintozenna (1996/2007); però, i primi tempi son resi difficili da continui cambi di line-up e soltanto nell'autunno 2008 la line-up si assesterà con Dan PK alle chitarre, con Ferruccio Di Marzio dietro le pelli e Maciej Mikolajczyk al basso, poi sostituito da Alessio Martucci nel settembre 2011.
La loro musica è una sapiente e originale miscela di grooves alla Pantera uniti alla potenza e schiettezza dell'Hardcore e dell'alternative metal dei primi anni '90; la voce sputa rabbia in ogni canzone e ricorda, in "salsa" romana, la graffiante cattiveria di Zach De La Rocha; i riff son potenti e sporchi al punto giusto.
Questo loro secondo lavoro in studio contiene dieci tracce: dalla title-track all'ottava (don't blame me) son brevi, con una media di tre minuti, e tiratissime...vere mazzate sui denti; la penultima, la più lunga, è un po' più melodica e articolata; mentre l'ultima traccia ripercorre il loro stile, sebbene particolare e più complessa.

Voto: 8,5/10

Tracklist:
01) Perfect World
02) Shut up
03) Jump
04) Horror kebab
05) Fuckin' hard day
06) Brave captains
07) Wrong way
08) Don't blame me
09) Young lost
10) Prophecy 2.0.12


EvilViking
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