mercoledì 23 novembre 2011

Speciale Ultime Uscite - Opeth

Opeth – Heritage
(2011, Roadrunner records)
Prog

Attendevo questo disco con ansia, ma ahimè, son rimasto deluso. Per carità, non è malaccio, ma non è riuscito a trasmettermi alcuna emozione. Musicalmente (e anche come songwriting) siamo sui livelli del precedente Watershed, ma in Heritage è stato totalmente abbandonato il growling, in virtù di un cantato pulito gradevolissimo che però toglie ogni speranza di aggressività e durezza. Se Damnation (altro album degli Opeth cantato interamente in clean) sembrava fosse suonato dai moderni Katatonia (band dove peraltro ha prestato la voce lo stesso Akerfeldt), questo Heritage richiama parecchio i Porcupine Tree. Se pertanto amate questo tipo di sonorità acquistate senza riserve Heritage, ma non sperateci di trovarci del Metal all’interno. Ho molto apprezzato tuttavia l’ultima traccia del disco, senza dubbio la mia preferita perché nella sua malinconia imperante mi ha riportato alla mente il periodo d’oro degli Opeth, ormai superato da un decennio, e sul quale mettiamoci l’anima in pace: non ritornerà più.

Voto: 5,5/10
Grewon


Heritage è un album evoluto, metamorfico, creativo ed estroso, ma un side project dai lontani Opeth di “Morningrise” o “Deliverance”. Come gran parte dei gruppi Progressive lentamente il sound è stato stravolto, pur mantenendo un coerente gusto di fondo; in Europa sembra essere in atto un vero e proprio “revival” delle sonorità anni 70', nuovo trend con il fine di stemperare la stagnante scena. “The devil's orchard”, manifesto dell'album, appare il brano dalle qualità piu esplicite, seguito a ruota da “Folklore” dal gusto erudito, e ancora dall'enigmatica “Nepenthe”. Akerfeldt deve aver diviso numerosi fan con un album ben curato ( mixato da Steven Wilson dei Porcupine Tree ) ma indicato ad un mercato diverso e sottoposto ed una fanbase inadatta.

Voto: 7 / 10


Vandrer


“Etereo”. E’ questo l’aggettivo che più si addice a questo nuovo lavoro degli Opeth. Ancora una volta Akerfeldt e soci hanno tirato fuori dal cilindro un album di pregevole fattura andando a toccare le ambientazioni Prog Rock degli anni 70 con la solita classe che li contraddistingue. Il tributo da pagare si ha in termini di potenza, sono pochi infatti, i momenti in cui si fuoriesce da questi schemi, ciò se da una parte ci ruba la componente Death degli Opeth, dall’altra ne esalta la raffinatezza del sound e la delicatezza della voce clean di Akerfeldt (ottima prova la sua!) .
Estrapolare singoli brani dal loro contesto è inappropriato in quanto tutti gli episodi sembrano essere incastrati in modo armonioso tra loro a formare qualcosa di continuo, ma dovendone citare qualcuno senza dubbio la scelta cade sulla bellissima “The Devil’s Orchard”, seguito da “Haxprocess” e “Folklore”. Nota di merito anche alla produzione che contribuisce non poco a creare l’atmosfera retrò che si respira in “Heritage”.

Voto: 8/10
Torrrmentor


L' ultima fatica degli Opeth intitolata Heritage si presenta da subito come un lavoro che merita molta della nostra attenzione. I nostri come si può immediatamente notare hanno stretto l’occhio al Rock Progressivo anni settanta e il prodotto risulta molto ispirato e suonato alla perfezione,ma su questo non avevamo dubbi; di quello che erano gli Opeth in passato persistono degli elementi stilistici facilmente riconoscibili che fanno da guida attraverso l’evoluzione subita della band in quanto i brani risultano molto ricercati; basso e batteria si intersecano fra di loro tessendo ragnatele sonore che si sposano positivamente con le linee vocali di Akerfeldt. In molte tracce del disco risulta piacevole l’utilizzo dell’organo hammond e dei flauti di “Andersoniana” memoria. In conclusione “Heritage” è un lavoro che si distacca completamente dal mondo Death Metal per sconfinare in quello del Prog-Rock ed è per questo che chiederà un maggiore sforzo di comprensione ai fans, nonostante questo è un ottimo disco che in prospettiva potrebbe trasformarsi in una pietra miliare della musica.

Voto: 7,5/10
Vicustrodden


Niente growl né ritmi ossessivi di batteria in Heritage, album che si discosta completamente dai canoni del Death Metal che avevano contraddistinto i precedenti lavori della band. Che dire? Sicuramente una grande prova di coraggio perchè è molto difficile abbandonare un sentiero che sai dove ti porta per scegliere una strada buia e piena di insidie. Gli Opeth approdano ad un ProgressiveRock anni '70 che ricorda quello dei King Crimson; certo la scelta farà discutere gli amanti del “vecchio” Death Metal ma, d'altra parte, aprirà le porte ad un pubblico più diversificato e poi non bisogna dimenticare che quello degli Opeth è stato un lungo percorso di maturazione che ha raggiunto il culmine. Heritage, decimo album del gruppo, è senza dubbio il più completo sul piano prettamente musicale e tecnico, sia su quello “emozionale”: i brani sono permeati di quell'intensità che negli altri lavori non era così trasparente. Una miscela di Rock classico, Prog e Fusion che colpisce immediatamente, già al primo ascolto anche se riascoltandolo si può cogliere qualcosa di nuovo, che magari sfugge all'ascolto superficiale. La produzione è molto buona: si nota come la ricerca dei suoni è mirata ad “omaggiare” il grande Rock di quegli anni andati! In definitiva Heritage è un lavoro che stupisce assolutamente!

Voto: 8/10


Pasq


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martedì 22 novembre 2011

Recensione EchO

EchO - Devoid Of Illusions
(2011, Autoprodotto)
Doom Metal/Depressive Rock

No, mi dispiace, io non ci credo. Non è possibile, ci deve essere qualcosa che mi sfugge. I dischi di debutto di qualsiasi band si caratterizzano quasi sempre per una produzione non impeccabile, per un songwriting diretto e viscerale ma poco studiato, e per un mood generale acerbo e insicuro. È normale, perché solo dopo aver prodotto qualcosa ci si può rendere conto di ciò che si cerca veramente dalla musica, e lo si persegue alla luce dei risultati ottenuti. Per gli EchO invece non è così: nonostante sia il loro debut album, “Devoid of illusions” si candida a diventare una pietra miliare del genere di riferimento, grazie alla compattezza, alla limpidezza del suono, alla genialità delle idee proposte e all’innovazione che in questo modo hanno portato in un genere musicale, il Doom Metal, purtroppo pieno di band che si scopiazzano a vicenda fossilizzandosi un po’ troppo sui canoni definiti dello stile senza aver voglia o coraggio di sperimentare cose nuove.
Nello specifico gli EchO propongono un Doom Metal farcito di varie mescolanze e contaminazioni, perfettamente riscontrabili nelle varie parti del disco. In quasi tutte le tracce che compongono l’album è facile trovare sezioni e inserti associabili al Depressive/Psychedelic Rock degli Anathema, in perfetta simbiosi con l’anima di Doom seminale che funge da “spina dorsale” per il tutto, sfociando spesso e volentieri in accelerazioni Death o rallentamenti tipicamente Funeral Doom. Remembrance, Mournful Congregation, Katatonia e Draconian fra i riferimenti più azzeccati per le varie influenze.
Devoid of illusions” è stato registrato in Inghilterra, e a livello di produzione non si può davvero trovare un singolo difetto: perfino il mixaggio (che molto spesso è una carenza nei debut album) è impeccabile.
Il punto forte del lavoro, tuttavia, è il songwriting: i lunghi pezzi che lo compongono sono tutti chiari e concisi nel loro incedere sincopato. Nessuna traccia filler, nessun calo di tono. E stranamente, si fanno notare per la loro varietà: l’alternanza di growling e clean, e musicalmente parlando di parti tirate, rilassate e acustiche, forniscono all’ascoltatore quella voglia di riascolto che difficilmente lo abbandonerà: l’esperienza sonora di “Devoid of Illusions” è in grado di regalarci sempre qualcosa di nuovo. La tastiera, fra suono di pianoforte e accompagnamento d’ambiente; le chitarre, pesantemente incessanti ma anche oniricamente melodiche; il basso e la batteria, cadenzati e sciolti nel composto sonoro, a strutturare ritmicamente il liquido e sognante lavoro degli altri componenti. Come non parlare infine della voce, calda e soffusa nelle parti clean, feroce e cavernosa quando l’anima più dura viene allo scoperto, e con un’ottima pronuncia inglese che è una dote da considerare se si ha intenzione di varcare i confini italici.
Devoid of illusions” è un disco intenso ed emozionante, che sembra partorito da una band con già diversi album alle spalle. L’acquisto è caldamente consigliato veramente a tutti, tranne a coloro che per propria natura disprezzano i tempi andanti o troppo rilassati. Alla luce del loro eccellente lavoro ma anche delle loro “condivisioni di palco” con grandi formazioni tra cui gli Agalloch, i Forgotten Tomb e gli Opera IX, auguro agli EchO di ottenere il successo planetario, perché se lo meritano: “Devoid of Illusions” è senza dubbio il miglior disco underground che io abbia ascoltato nel 2011, e noi italiani dovremmo esserne orgogliosi.

Grewon

Tracklist:

01 – Intro
02 – Summoning the crimson soul
03 – Unforgiven march
04 – The coldest land
05 – Internal morphosis
06 – Omnivoid
07 – Disclaiming my faults
08 – Once was a man
09 – Sounds from out of space



Video
http://www.youtube.com/watch?v=i-JLsvymEwE&fb_source=message


Pagina facebook della band
http://www.facebook.com/pages/EchO/141116903052


Link diretto al webstore di Solitude Prod per l'acquisto di "Devoid of Illusion"
http://www.solitudestore.com/en/product/echo-2011-devoid-of-illusions/

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Recensione DRAUGR

Draugr – De Ferro Italico
(2011, Autoprodotto)
Pagan Hordish Metal

Lo ammetto, ero molto ansioso di ascoltare e poter recensire il nuovo album dei Draugr, band abruzzese con un nome forse non altisonante, ma di indubbio talento e di notevole capacità compositiva. Il loro primo disco, “Nocturnal Pagan Supremacy”, era di ottimo spessore, e proponeva un Black/Thrash Metal molto feroce con alcune venature Folk. Molto deciso e convincente nella prima metà, calava leggermente di coerenza qualitativa nella seconda parte, senza però nessun brusco calo di tono. Ora, a distanza di ben cinque anni molte cose sono cambiate: sono state apportate diverse modifiche e scelte coraggiosissime, tra cui quella di cantare l’intero disco in lingua italiana, scelta decisamente molto originale nel Metal estremo e per questo assai gradita. A livello di sound, invece, ci si è allontanati dal Pagan/Black/Thrash per sfociare in altre contaminazioni forse più “easy-listening”, ma mai banali e scontate: si alternano infatti momenti più tetri e oscuri, tipicamente Black, a inserti Folk, a parti di rabbiosa furia epica, accostabile per molti versi alla proposta dei primi Arthemesia o degli Ensiferum più ispirati, anche per l’utilizzo massiccio della tastiera che ricrea ambientazioni sinfoniche e wagneriane sulla falsariga dei Domine, accostamento riscontrabile in maniera chiara e distinta nell’opening e nella parte conclusiva dell’album. I Draugr amano chiamare il loro genere “Pagan Hordish Metal”, e direi che la definizione ci sta alla grande.
Tutti i musicisti, ad ogni modo, si trovano perfettamente a loro agio nella loro nuova direzione musicale, creando un disco molto più completo, eterogeneo ma al tempo stesso compatto e solido, convincente e massiccio nel suo incedere epico e battagliero, appassionato e appassionante qualunque sia l’orecchio che lo ascolti. Brillante è anche il contributo dei membri dei FolkStone agli strumenti a fiato. Superba prova anche per Svafnir, che nonostante si caratterizzi per uno screaming tipicamente Black, non sfigura nemmeno quando si cimenta nella “Humppa Metal”. Dà tuttavia sfoggio del suo immenso potenziale nelle parti più feroci, mentre nelle altre si fa aiutare dai cori, scelta tipica del Viking Folk. Il brano che più mi ha colpito è “L’augure e il lupo”, autentica perla musicale che è riuscita a farmi commuovere per la sua struggente epicità. L’episodio peggiore invece è probabilmente “Legio linteata”, tipica canzone “filler” e tirata, simpatica e piacevole ma forse non esattamente all’altezza delle altre splendide tracce.
Riguardo i testi, ahimé, devo purtroppo sollevare una piccola questione, riguardante la superficialità con cui è stato affrontato l’argomento trattato e cioè lo sterminio della civiltà pagana italica ad opera dell’imperatore romano Teodosio, che imponeva il culto cristiano con la forza. Essendo che all’epoca il cristianesimo godeva di ottima popolarità, diversi imperatori abbracciarono in maniera ipocrita il nuovo culto servendosene per mere questioni politiche, ma ne falsificarono quindi il messaggio originario. Il disco, anziché prendersela con gli esecutori reali e fisici dello sterminio, si accanisce esclusivamente contro il culto cristiano, l’unica cosa che con lo sterminio non centrava proprio nulla.
Tolto questo pensiero, davvero non resta nessun’altra critica possibile per “De Ferro Italico”: anche a livello di produzione e mixaggio ci si trova infatti su elevatissimi livelli, paragonabili persino ai lavori della “Metal Blade”. Non è blasfemia: ascoltare per credere. Per concludere, consiglio vivamente l’acquisto e l’ascolto di questo disco a tutti gli amanti delle sonorità epiche e battagliere e del Black Metal non troppo “true”. Gli altri, possono comunque dare una possibilità alla formazione abruzzese: non ne resteranno certo delusi.

Grewon

Tracklist:

01 – Dove l’Italia nacque
02 – The Vitulean empire
03 – L’augure e il lupo
04 – Ver sacrum
05 – Suovetaurilia
06 – Legio linteata
07 – Ballata d’autunno
08 – Inverno
09 – Roma ferro ignique
10 – De ferro italico

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Intervista - MERCILESS PRECISION

1) Com’è stata la vostra esperienza in Italia e al sesto Vulgar Fest?

Ciao. Tutto il tempo che abbiamo trascorso in Italia è stato assolutamente fantastico; la gente che abbiamo incontrato era accogliente, indifferente agli sguardi lunghi e penetranti a cui siamo stati soggetti a Manduria. Il cibo era meraviglioso, il posto era interessante, e ci siamo trovati perfino a socializzare con un grindcore dog razzista di nome Fernando. Quando siamo arrivati al luogo preciso del festival, siamo stati trattati incredibilmente bene, abbiamo visto una bella schiera di gente barbuta e abbiamo mangiato del cibo ancora più epico grazie agli Indian Bikers MC. Le bands che hanno suonato lì erano piuttosto solide, e siamo stati felici non solo di riavere con noi i vecchi amici dell’Oblivionized/Regurgitate Life tour, ma anche di farci parecchi nuovi amici italiani. Non capivamo una fottuta parola di ciò che molti di loro dicevano, ma avevano tutti dei buoni gusti (anche se a loro piaceva la nostra band). I bikers erano tostissimi e i tecnici del suono che hanno lavorato quella sera hanno fatto un lavoro brillante rendendo il nostro sound spaccatimpani come sempre. Anche il pubblico era piuttosto piacevole; ci urlavano contro, pogavano, ballavano in maniera assurda, e tutte le altre cose che ti aspetteresti da un pubblico malato; si son fatte vedere perfino delle donne, che è una cosa insolita, ma comunque è un qualcosa a cui ci abitueremmo facilmente. Abbiamo dormito poco a causa di una grassa sgualdrina che faceva rumore fino alle quattro di mattina entrambe le notti in hotel, e una caccia all’uomo fino alle sei di mattina per Zac, Zed, Black Phil e me dopo il festival, ma comunque abbiamo passato un periodo fottutamente grandioso, e sicuramente ritorneremo presto in Italia per avventure ancora più violente e depravate.

2) Il vostro sound è molto estremo, ma le vostre performance live sono addirittura migliori, anche la scena britannica è così estrema?

Prima di tutto grazie per i tuoi complimenti; il fatto che la gente in Italia ha gradito la nostra proposta significa molto per noi. La scena britannica è abbastanza varia; a volte facciamo serate dove le persone si scatenano le une sulle altre, e a volte ci sono serate dove siamo soltanto noi a scatenarci e a spaccare cose. Ad essere onesti, il pubblico che avevamo in Italia era di gran lunga il più grande per cui abbiamo mai suonato, e in questo senso era un piacere trovarsi così distanti dal Regno Unito. Ci sono un sacco di concerti in Inghilterra, ma ad essere onesti non ci sono molte band Grindcore al nostro livello, e molti concerti non sono poi così estremi. C’è una scena Metal abbastanza buona a Bristol (la città più vicina da dove abitiamo), e anche una discreta scena Hardcore-Punk. Recentemente ci siamo trovati a suonare con i Severe Torture, pertanto ci sono anche delle buone band che vengono da tutta Europa, che aiuta molto il processo.

3) Perché, secondo voi, le band estreme hanno meno occasioni di suonare?

Io penso che le band estreme avranno sempre meno occasioni di suonare, semplicemente perché la maggior parte della gente che comanda il mondo sono fottute femminucce. Penso che dobbiamo solo imparare a conviverci: una delle cose più belle della musica estrema è che abbiamo un piccolo ma affezionato gruppo di persone che davvero vivono per la scena underground. È vero che la gente è tenuta lontano dall’aggressività, la ferocia e l’intensità della musica, ma come dico sempre io, è semplicemente la natura del genere: significa che dobbiamo fare meno concerti rispetto alle altre band, ma questo non ci importa.

4) Avete mai pensato di addolcire il vostro sound, in modo da avere più occasioni di suonare dal vivo?

Non giudichiamo i musicisti che preferiscono suonare in band commerciali, ma non vorremmo mai che la nostra band lo fosse. Siamo consapevoli che se smettessimo di colpire la gente ai concerti e rompere loro i denti allora potremmo fare più serate, e ancora di più se aggiungessimo suoni melodici in modo che più ragazze e omosessuali ci apprezzino, ma come ho detto prima, la nostra musica non è fatta per i ragazzini o le femminucce, quindi non siamo disposti a compromettere il nostro sound per piacere alle persone con jeans attillati, tatuaggi da marinaio o ciuffi emo. Non giudichiamo la gente a cui piace civettare in discoteca ma la nostra musica non è per loro.

5) Quali progetti possiamo aspettarci dalla vostra musica per il futuro?

Beh, abbiamo già delle registrazioni, quindi molto presto il nostro ep “Blood God” dovrebbe essere pubblicato (è stato registrato da Sammy Urwin dei Regurgitate Life e degli Oblivionized) attraverso Malignant Manifestation Productions, e un altro lavoro seguirà subito dopo e conterrà altro materiale inedito. Non solo, abbiamo anche in programma uno split con un’altra band britannica chiamata Lance Uppercut (che speriamo possa essere inciso anche su vinile oltre che su CD). Abbiamo alcune ottime date per il 2012, incluso un tour in Messico per il mese di Maggio, e faremo da supporto per i Napalm Death a Bristol molto presto, che sarà una data fottutamente certa. Sul biglietto per i Napalm Death ci sono anche i Witch Cult così come pure i nostro “tag team partners” Human Cull; entrambe sono delle band veloci ed energetiche, quindi sarà una cosa fantastica. Stiamo mirando più che possiamo ad uscire dal Regno Unito quindi se qualcuno gradisce farci venire in Italia o da qualche altra parte non abbia paura di farci un fischio. Infine, voglio ringraziare tutti coloro che ci hanno dato una mano per la nostra partecipazione al Vulgar Fest VI, un grazie anche a tutti coloro che sono venuti, che hanno comprato le magliette o ubriacato Luke col vino, grazie a Mimmo e agli Indian Bikers MC (speriamo che ti sia goduto il compleanno fratello!), e un ringraziamento speciale va al signor Morganti per aver riempito la nostra pancia così come anche a Fernando il cane razzista grindcore per aver tenuto pulite le strade di Manduria. Saluti ragazzi: spaccate sempre.

Ringrazio la band per lo show al sesto Vulgar Fest e per l’eccellente figura che hanno fatto fare alla scena Inglese underground, ci si vede alla settima edizione.

Furia


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martedì 1 novembre 2011

LIVE REPORT - VULGAR FEST VI

15.10.2011 VULGAR FEST VI @BIKE E ROCK MANDURIA (TA)

Presente stavolta alla kermesse estrema del Vulgar fest, giunto ormai alla 6 edizione, che quest’anno rappresentava l’underground estremo inglese supportato dal Metal italico.
Serata fredda quella di Manduria, ma per fortuna già la prima band, i baresi Human slaughterhouse, ci dà modo di scaldarci, supportati anche da una discreta presenza di pubblico, (finalmente la gente arriva in tempo utile da vedere anche le prime band), i ragazzi ci regalano un ottimo live, eseguito benissimo ed agevolato dal pogo delle band inglesi che hanno supportato tutti i gruppi durante l’esibizione, con uno spirito di unione e supporto tra band stesse, che da troppo tempo manca al sud Italia. Ottimo Death Metal, di scuola americana il loro, suonato benissimo e valorizzato dalla loro esibizione live, un altro esempio del Metal estremo che in Italia sforna sempre ottime band.

E’ ora il turno della prima band inglese, i Merciless precision, che, con il loro Grindcore, hanno totalmente devastato la platea, ora, in più occasioni ho visto cantanti Metal incitare il pubblico a partecipare al live, ma raramente ho visto un cantante come Harry (ribattezzato the terrorist), che cantava tra il pubblico, pogando e dando sfoggio ad un’esibizione meravigliosamente trascinante, un live estremo sotto tutti i punti di vista.

Mentre ci si lecca le ferite dopo il live dei Merciless precision, e non solo figurativamente per qualcuno, è il turno di Regurgitate life, one man band di scuola decisamente più Death.
Ottima prova la sua, meno focosa dei Merciless precision ma più da gustare, l’esecuzione tecnica da parte del chitarrista cantante è davvero pregevole, assoli stupendi mixati a dovere con riff spaccaossa ed un timbro di voce sapientemente incastrato nella sessione ritmica, ottimo live anche per gustare le doti tecniche oltre alla cruda violenza del genere estremo.

Ora, prendete un animale feroce e tenetelo senza cibo per 10 anni, poi fate entrare qualcuno in quella gabbia…..se l’animale non è morto(come molti credevano), sbranerà senza pietà il poveretto, ecco spiegato cos’hanno fatto i Necrotorture al pubblico del Bike e rock…..in un momento sul palco c’è un pezzo di storia del Brutal italico a dettare i canoni del genere. Un muro sonoro potentissimo, con un ottima prova dietro le pelli, dove in molti guardavano….il ragazzo non è Antonio l’alieno Donadeo, ma crescerà insieme alla band, con margini di miglioramento assurdi visto cosa sa già fare live. Sulla prova della band, musicalmente sopra le righe come sempre, ma il lungo digiuno ha solo caricato di ferocia Alex, l’ultima volta che ho visto un cantante brutal tenere il palco così magistralmente ero ad un live dei Suffocation ed il frontman era mr Frank, ma quest’alex ha ben poco da invidiare. Uno dei migliori live a cui abbia assistito ultimamente.

Il tempo di riprendersi dall’esecuzione dei Necrotorture che comincia il live degli Oblivionized, Grind-Death tiratissimo il loro, senza fronzoli, a sputare in faccia tutta la violenza dell’underground d’oltre manica. Tempi tiratissimi, intrecciati a vorticosi riff che impreziosivano il cantato del singer, con una tenuta di palco da veterani nonostante la loro giovane età, purtroppo l’unica loro sfortuna è di aver suonato dopo i Necrotorture, che dopo 10 anni di stop non erano intenzionati a fare prigionieri, ma hanno comunque tenuto alto il nome loro e della loro scena underground.
Tirando le somme di questa 6 edizione del Vulgar fest, la nostra scena underground è viva e florida visto le band ed il modo in cui si esprimono, nella ricerca di band che rappresentino l’underground dei loro paesi, l’Italia anche stasera non ha nulla da invidiare a nessuno,forse, da invidiare all’estero abbiamo solo il supporto che le band si danno tra di loro, i ragazzi inglesi erano contemporaneamente band e spettatori supportando direttamente le esibizioni di tutte gli altri gruppi, favorendo uno spirito di interscambio musicale e culturale che il Vulgar fest cerca da anni di favorire.
Un ringraziamento a chi ci segue costantemente, facendo diventare di diritto il Vulgar fest una piccola realtà nell’espressione dell’underground estremo, chiudendo, a nome mio, di Metalarci, del Vulgar fest e di tutti i presenti, ringrazio di cuore tutte le band che ci hanno omaggiato della loro presenza sul palco e chi non avendo paura del Metal estremo per cattivoni, ha supportato l’evento, a Mimmo ed al Bike e rock per permettere nel suo piccolo alla scena di continuare ad esistere con la promessa che la 7 edizione sarà ancora più estrema e feroce, e guardando in casa nostra, concludo dicendo, finalmente, bentornati Necrotorture.
Furia


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Recensione OBLIVIONIZED

Oblivionized - Abhorrent Evolution
(2011, Malignant Manifestation Productions)
Grind

Abhorrent Evolution è il debut album degli inglesi Oblivionized, band che si muove agevolmente tra sonorità Grind di fattura piu' tecnica, tra Cephalic Carnage ed Obscura tanto per gradire, privilegiando la velocità ed i virtuosismi senza nulla togliere alla ferocia del sound.
Un album di 4 pezzi, urlato e sputato in faccia gia' dalla prima Born into decadence, ed eseguito magistralmente da una simile prova dietro le pelli e con un simili vituosismi di chitarra, ci fa' subito capire che i ragazzi sono giovani, ma hanno tutte le carte in regola per far tanto tanto male.
Abhorrent evolution ed Subject to extinction continuano con un'inaudita violenza a rompere i denti a chiunque le ascolti, nelle ottime prove singole, davvero fantastico è il mix di voce urlata e growl, con un risultato davvero unico.
A modern prometheus parte con un intro che altro non è che la quiete prima della tempesta sonora che seppelisce chiunque ascolti questo pezzo, tra ritmi di blast beat inauditi, una pura violenza urlata e manifestata.

Band sicuramente giovane, ma con tutte le potenzialità per togliersi molte soddisfazioni, sfruttando sia le doti tecniche dei componenti che l'attitudine live davvero invidiabile.

Furia

Tracklist:
1.Born into Decadence
2.Abhorrent Evolution
3.Subject to Extinction
4.A Modern Prometheus

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Recensione NECROTORTURE

Necrotorture - Blood Feast
(2006, Extreme Underground)
Brutal-Gore

Blood feast del 2006, è l'album dei Necrotorture che mi accingo umilmente a recensire oggi, per coloro ce fossero vissuti sulla luna negli ultimi anni, i pugliesi Necrotorture, furono una delle band piu' devastanti dell'underground Brutal Gore.
Un periodo di inattività lungo un decennio, li ha visti fermi, per tornare poi alla ribalta il 15 ottobre, nella 6 edizione del Vulgar fest, dettando legge, ancora una volta, nel loro genere. Devourment e Disawowed su tutti, giusto per delineare il sound proposto dalla band, che in quest'album eccelle sia in registrazione che in tecnica, doppio motivo d'orgoglio visto che pugliese è sia la band che la registrazione.
Parte con un intro che la dice lunga sugli ettolitri di sangue che verserà quest'album.....per dare poi l'attacco ad Anal torture, in un mix di accelerazioni e virtuosismi canori davvero inumani.
Re-explosing ways of flesh, Pleasures of the moribound altro non fanno che esaltare le doti tecniche dei componenti della band,tra riff vorticosi e tempi di batteria al limite dell'immaginabile, credo ad oggi impossibile che un cantante possa fare questo realmente.....ho dovuto vederli live per sincerarmi che ci riuscisse davvero, e se questo album è devastante, vi garantisco che in sede live, i Necrotorture non temono confronti con nessuno.
Altro intro splatter e poi via di violenza brada con blood feast, che potrebbe trarre in inganno, ma tranquilli....i pugliesi non usano drum machine, hanno semplicemente Antonio "o' fenomeno" Donadeo dietro le pelli, con risultati oltre ogni logica immaginazione.
Un interpretazione personale di Scum dei Napalm Death davvero molto riuscita è un valido intermezzo per chiudere con la maestosa Chiavica Cicala grind, che esalta, ancora una volta, la prova di Alex, prova che rende un disco perfetto, unico.

Un orgoglio italiano i Necrotorture, che per troppo tempo ci è stato negato di vedere live, a distanza di 10 anni, con relativi cambi di line up, vi posso personalmente garantire che la ferocia di questa band è solo aumentata con somma gioia mia e di tutti i fan del genere, un'istituzione del metal estremo italiano.
Bentornati

Furia

Tracklist:
1. Anal Torture
2. Re-Exploring Ways Of Flesh
3. Pleasures Of The Moribound
4. Blood Feast
5. Scum (Napalm Death Cover)
6. Chiavica (Cicala Grind)

Contatti:
http://www.myspace.com/necrotorture

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Recensione CIRCUS OF DEAD SQUIRRELS

Circus Of Dead Squirrels - Operation Satan
(2011, Vlad Production )
Industrial Metal


Le sensazioni che si possono provare ascoltando questo lavoro dei Circus Of Dead Squirrels, è quello di un disco che non ti aspetteresti, soprattutto da una band underground. Generalmente il metodo per ottenere fama è quello di scimmiottare sulle proposte già avanzate dai mostri sacri del genere di riferimento, copiando magari sound o tipologia di songwriting. “Operation satan”, invece, è un disco molto maturo e convincente, in ogni suo aspetto. L’Industrial Metal è un genere musicale spesso denigrato e disprezzato dai puristi del “raw power” metallico, ma al di là dei gusti personali non si può non riconoscere la bravura compositiva ed esecutiva e l’originalità del sound, che ha radici nel terreno già coltivato da altre band ma dalle quali non scopiazza assolutamente nulla.
Stavo per stendere un velo pietoso sulla scelta del titolo dell’album, ma per fortuna il tema conduttore delle canzoni non è il banale e scontatissimo satanismo, bensì l'accostamento complottista (e oso dire: REALISTA e REALE) tra Bin Laden e gli Stati Uniti d'America, così come mostra la cover, raffigurante un Bin Laden con abiti... tipicamente americani. il "satana" è quindi appunto l'america, o meglio, il governo d'elite che all'ombra di tutti gli stati tesse i suoi progetti mondialisti sulle spalle della povera gente.
La struttura dell’album è molto interessante: composto da 16 tracce, contiene al suo interno 9-10 canzoni propriamente dette, intervallate però da intermezzi strumentali o parlati che conferiscono maturità e spessore all’album e in un certo senso creano l’ambientazione sonora della traccia successiva.
Generalmente i brani sono molto feroci, con una cattiveria di fondo che non va mai via nemmeno nelle parti più “sintetizzate” elettronicamente. L’elettronica è la parte migliore di questa proposta musicale, ed è usata in maniera impeccabile sotto ogni punto di vista. Tuttavia non sono presenti pecche evidenti, e il risultato è un complesso eterogeneo ma al tempo stesso compatto, che non stanca all’ascolto, a patto di essere ovviamente predisposti ad apprezzare un sottogenere del Metal così contaminato dall’elettronica. In alcuni punti ci tornerà alla mente Marilyn Manson ai suoi psicotici inizi, in altre gli Static X, ma giusto per associazione di generi, stili e sonorità, perché come già detto in precedenza non sono presenti plagi o scopiazzature: i Circus Of Dead Squirrels sanno ciò che vogliono e si affermano in maniera decisa nel panorama Industrial. Che il successo possa accompagnarli e premiarli per i loro innegabili sforzi nel creare un disco ironico e divertente ma al tempo stesso serio e rispettabile in ogni sua parte.

Grewon

Tracklist:

01 – E. Coli surprise
02 – Mesmerized
03 – Laboratory lust
04 – Familiarized
05 – What we deserve
06 – Desensitized
07 – Chickenshit
08 – Tranquilized
09 – Saturday mourning
10 – Euthanized
11 – Puppy maul madness
12 – Brutalized
13 – Bible thumpers
14 – Hellbound
15 – Inferno
16 – Operation satan

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