lunedì 25 luglio 2011

Recensione - WINTERAGE


WINTERAGE – Promo Ep 2011
(2011, Autoprodotto)
Folk/Progressive Power Metal

Povero Power Metal sinfonico. Così disprezzato da tanti metallers old school che credono che il Metal autentico sia solo sonorità grezze e ruvide, con niente di "pacchiano" e fantasioso. Si sono forse dimenticati che agli albori dell’Heavy Metal, nato come derivazione dell’Hard Rock settantiano e ottantiano, le band che loro idolatrano erano pacchiane anch’esse (quanto Glam c’era nei primi esperimenti Metal? Vogliamo negarlo?), e forse non tengono conto che il "metallo", diversamente dalla "roccia", ha due qualità: è senza dubbio più pesante, ma colpendolo si ottiene un suono molto più melodioso rispetto a quello secco e duro che si ottiene percuotendo una pietra.
Questo breve preambolo per introdurre i Winterage, una coraggiosa band che non ha paura di inoltrarsi per quei sentieri così tanto snobbati del Power Metal melodico con influenze sinfoniche, genere portato alla ribalta (tra alti e bassi) dai Rhapsody (oggi Rhapsody Of Fire), che conta diverse validissime band (tra cui gli italianissimi Derdian e Ancient Bards) ma che molto spesso viene guardato sempre con diffidenza e pregiudizio. Codesto genere non è il mio preferito in assoluto, ma essendo io cresciuto, nella mia infanzia e pre-adolescenza, a pane e Rhapsody, posso ben scrivere una recensione abbastanza obiettiva e priva di pregiudizi sul promo CD dei Winterage. Se devo essere pignolo, non considererei la loro proposta nemmeno puramente Symphonic Power: la definirei piuttosto un "Folk Power Metal con inserti Progressive". Infatti mi hanno ricordato più gli Elvenking o i Thaurorod che non i Rhapsody o gli Ancient Bards. L’EP è composto da 6 tracce per una durata complessiva di 30 minuti. Si apre con un lungo brano (WRATH OF REVENGE) composto della classica intro eterea e recitata, per poi sfociare in una cavalcata di Power melodico in grado di far sognare i fan del genere. Subito dopo si piazza ANCIENT FORCES, e qui vediamo in prima linea lo strumento principale e caratteristico dei Winterage: il violino. Per carità, tutti i musicisti fanno un ottimo lavoro, eh, ma si evince come abbiano voluto proprio esaltare e marcare il lavoro dell’eccellente e virtuoso violinista, perfetto per lavori sinfonici da solista e anche come supporto per le accelerazioni tipicamente Power, dove è l’altrettanto talentuoso chitarrista a condurre i giochi, sia nel riffing che nell’arpeggio. Lo si vede anche a livello di produzione: il violino è infatti l’unico strumento ad esser stato curato e seguito nei minimi dettagli, mentre gli altri spesso risentono di alcune pecche: o hanno un volume troppo basso, oppure ridondano di rumori di sottofondo. Ma ciò non intacca comunque la resa finale di un EP autoprodotto: siamo su buoni livelli, c’è da dirlo. La terza traccia è BELTAIN, il brano più Progressive del disco: pieno di cambi di tempo e di sonorità più moderne, mi ha fatto ricordare (non voglio dire blasfemie, ma non ci posso fare nulla) il progetto Liquid Tension Experiment. Poi è il turno di POWER IN MY VEINS, forse il pezzo peggiore del disco, che ho trovato un po’ scontato e rifacente a vecchi esperimenti di band quand’erano ancora underground. Non totalmente malvagio, ma comunque niente di che. Arriva finalmente il turno del mio pezzo preferito, KING OF FAIRIES, epico e folkeggiante in tutta la sua durata, che introduce l’outro KINGDOM OF TWILIGHT, breve e concisa nella sua allegria. Da precisare che caratteristica e intenzione di questo disco è quella di proporre un Power/Folk Metal SENZA la voce, fatto quindi di soli brani strumentali. Infatti a parte la prima e la quarta traccia, che contengono alcuni inserti di voce maschile e femminile (purtroppo mal livellati come volumi e mal gestiti come resa audio, peccato perché il loro timbro mi piaceva), il restante disco è interamente strumentale, coi suoi pro e contro. Il pregio è che comunque si tratta di un qualcosa di nuovo e di diverso, che non guasta mai in un mercato musicale così saturo di plagi e scopiazzature. Il difetto invece, più che a livello di idea, è a livello di esecuzione: caratteristica infatti di un buon brano strumentale è quello di non far sentire il bisogno della voce, cioè di bastare a se stesso così com’è, e di disporsi in modo da non consentire l’inserimento di una linea vocale. La proposta dei Winterage, sotto quest’aspetto, è altalenante: a volte i brani sembrano come essere le "versioni karaoke" di brani contenenti la voce. Non che questo sia un grosso difetto, però mette la band davanti a un bivio: o si mantiene l’idea di preferire l’assenza di voce e si gestisce un po’ meglio il songwriting, oppure tranquillamente si può inserire la voce. Si perderebbe in originalità, è vero, ma in entrambi i casi son sicuro che i Winterage sapranno farsi valere. Globalmente, il loro promo EP mi ha davvero colpito per la bravura dei musicisti, la freschezza e la genuinità della loro proposta e per l’originalità. Auguro loro di poter in futuro pubblicare un full-lenght che faccia parlare di sé in positivo.

Grewon

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