WINTERAGE – Promo Ep
2011
(2011, Autoprodotto)
Folk/Progressive Power
Metal
Povero Power Metal sinfonico. Così disprezzato da tanti metallers old
school che credono che il Metal
autentico sia solo sonorità grezze e ruvide, con niente di
"pacchiano" e fantasioso. Si sono forse dimenticati che agli albori
dell’Heavy Metal, nato come
derivazione dell’Hard Rock
settantiano e ottantiano, le band che loro idolatrano erano pacchiane anch’esse
(quanto Glam c’era nei primi
esperimenti Metal? Vogliamo
negarlo?), e forse non tengono conto che il "metallo", diversamente
dalla "roccia", ha due qualità: è senza dubbio più pesante, ma
colpendolo si ottiene un suono molto più melodioso rispetto a quello secco e
duro che si ottiene percuotendo una pietra.
Questo breve preambolo per
introdurre i Winterage, una
coraggiosa band che non ha paura di inoltrarsi per quei sentieri così tanto
snobbati del Power Metal melodico con
influenze sinfoniche, genere portato alla ribalta (tra alti e bassi) dai Rhapsody
(oggi Rhapsody Of Fire), che conta diverse validissime band (tra cui
gli italianissimi Derdian e Ancient Bards) ma che molto spesso
viene guardato sempre con diffidenza e pregiudizio. Codesto genere non è il mio
preferito in assoluto, ma essendo io cresciuto, nella mia infanzia e
pre-adolescenza, a pane e Rhapsody, posso ben scrivere una
recensione abbastanza obiettiva e priva di pregiudizi sul promo CD dei Winterage. Se devo essere pignolo, non
considererei la loro proposta nemmeno puramente Symphonic Power: la definirei piuttosto un "Folk Power Metal
con inserti Progressive". Infatti mi hanno ricordato più gli Elvenking
o i Thaurorod
che non i Rhapsody o gli Ancient Bards. L’EP è composto da 6
tracce per una durata complessiva di 30 minuti. Si apre con un lungo brano
(WRATH OF REVENGE) composto della classica intro eterea e recitata, per poi
sfociare in una cavalcata di Power
melodico in grado di far sognare i fan del genere. Subito dopo si piazza
ANCIENT FORCES, e qui vediamo in prima linea lo strumento principale e
caratteristico dei Winterage: il
violino. Per carità, tutti i musicisti fanno un ottimo lavoro, eh, ma si evince
come abbiano voluto proprio esaltare e marcare il lavoro dell’eccellente e
virtuoso violinista, perfetto per lavori sinfonici da solista e anche come
supporto per le accelerazioni tipicamente Power,
dove è l’altrettanto talentuoso chitarrista a condurre i giochi, sia nel
riffing che nell’arpeggio. Lo si vede anche a livello di produzione: il violino
è infatti l’unico strumento ad esser stato curato e seguito nei minimi
dettagli, mentre gli altri spesso risentono di alcune pecche: o hanno un volume
troppo basso, oppure ridondano di rumori di sottofondo. Ma ciò non intacca
comunque la resa finale di un EP autoprodotto: siamo su buoni livelli, c’è da
dirlo. La terza traccia è BELTAIN, il brano più Progressive del disco: pieno di cambi di tempo e di sonorità più
moderne, mi ha fatto ricordare (non voglio dire blasfemie, ma non ci posso fare
nulla) il progetto Liquid Tension Experiment. Poi è il turno di POWER IN MY VEINS,
forse il pezzo peggiore del disco, che ho trovato un po’ scontato e rifacente a
vecchi esperimenti di band quand’erano ancora underground. Non totalmente
malvagio, ma comunque niente di che. Arriva finalmente il turno del mio pezzo
preferito, KING OF FAIRIES, epico e folkeggiante in tutta la sua durata, che
introduce l’outro KINGDOM OF TWILIGHT, breve e concisa nella sua allegria. Da
precisare che caratteristica e intenzione di questo disco è quella di proporre
un Power/Folk Metal SENZA la voce, fatto quindi di soli brani strumentali.
Infatti a parte la prima e la quarta traccia, che contengono alcuni inserti di
voce maschile e femminile (purtroppo mal livellati come volumi e mal gestiti
come resa audio, peccato perché il loro timbro mi piaceva), il restante disco è
interamente strumentale, coi suoi pro e contro. Il pregio è che comunque si
tratta di un qualcosa di nuovo e di diverso, che non guasta mai in un mercato
musicale così saturo di plagi e scopiazzature. Il difetto invece, più che a
livello di idea, è a livello di esecuzione: caratteristica infatti di un buon
brano strumentale è quello di non far sentire il bisogno della voce, cioè di
bastare a se stesso così com’è, e di disporsi in modo da non consentire
l’inserimento di una linea vocale. La proposta dei Winterage, sotto quest’aspetto, è altalenante: a volte i brani
sembrano come essere le "versioni karaoke" di brani contenenti la
voce. Non che questo sia un grosso difetto, però mette la band davanti a un
bivio: o si mantiene l’idea di preferire l’assenza di voce e si gestisce un po’
meglio il songwriting, oppure tranquillamente si può inserire la voce. Si
perderebbe in originalità, è vero, ma in entrambi i casi son sicuro che i Winterage sapranno farsi valere.
Globalmente, il loro promo EP mi ha davvero colpito per la bravura dei
musicisti, la freschezza e la genuinità della loro proposta e per
l’originalità. Auguro loro di poter in futuro pubblicare un full-lenght che
faccia parlare di sé in positivo.
Grewon
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