mercoledì 23 novembre 2011

Speciale Ultime Uscite - Opeth

Opeth – Heritage
(2011, Roadrunner records)
Prog

Attendevo questo disco con ansia, ma ahimè, son rimasto deluso. Per carità, non è malaccio, ma non è riuscito a trasmettermi alcuna emozione. Musicalmente (e anche come songwriting) siamo sui livelli del precedente Watershed, ma in Heritage è stato totalmente abbandonato il growling, in virtù di un cantato pulito gradevolissimo che però toglie ogni speranza di aggressività e durezza. Se Damnation (altro album degli Opeth cantato interamente in clean) sembrava fosse suonato dai moderni Katatonia (band dove peraltro ha prestato la voce lo stesso Akerfeldt), questo Heritage richiama parecchio i Porcupine Tree. Se pertanto amate questo tipo di sonorità acquistate senza riserve Heritage, ma non sperateci di trovarci del Metal all’interno. Ho molto apprezzato tuttavia l’ultima traccia del disco, senza dubbio la mia preferita perché nella sua malinconia imperante mi ha riportato alla mente il periodo d’oro degli Opeth, ormai superato da un decennio, e sul quale mettiamoci l’anima in pace: non ritornerà più.

Voto: 5,5/10
Grewon


Heritage è un album evoluto, metamorfico, creativo ed estroso, ma un side project dai lontani Opeth di “Morningrise” o “Deliverance”. Come gran parte dei gruppi Progressive lentamente il sound è stato stravolto, pur mantenendo un coerente gusto di fondo; in Europa sembra essere in atto un vero e proprio “revival” delle sonorità anni 70', nuovo trend con il fine di stemperare la stagnante scena. “The devil's orchard”, manifesto dell'album, appare il brano dalle qualità piu esplicite, seguito a ruota da “Folklore” dal gusto erudito, e ancora dall'enigmatica “Nepenthe”. Akerfeldt deve aver diviso numerosi fan con un album ben curato ( mixato da Steven Wilson dei Porcupine Tree ) ma indicato ad un mercato diverso e sottoposto ed una fanbase inadatta.

Voto: 7 / 10


Vandrer


“Etereo”. E’ questo l’aggettivo che più si addice a questo nuovo lavoro degli Opeth. Ancora una volta Akerfeldt e soci hanno tirato fuori dal cilindro un album di pregevole fattura andando a toccare le ambientazioni Prog Rock degli anni 70 con la solita classe che li contraddistingue. Il tributo da pagare si ha in termini di potenza, sono pochi infatti, i momenti in cui si fuoriesce da questi schemi, ciò se da una parte ci ruba la componente Death degli Opeth, dall’altra ne esalta la raffinatezza del sound e la delicatezza della voce clean di Akerfeldt (ottima prova la sua!) .
Estrapolare singoli brani dal loro contesto è inappropriato in quanto tutti gli episodi sembrano essere incastrati in modo armonioso tra loro a formare qualcosa di continuo, ma dovendone citare qualcuno senza dubbio la scelta cade sulla bellissima “The Devil’s Orchard”, seguito da “Haxprocess” e “Folklore”. Nota di merito anche alla produzione che contribuisce non poco a creare l’atmosfera retrò che si respira in “Heritage”.

Voto: 8/10
Torrrmentor


L' ultima fatica degli Opeth intitolata Heritage si presenta da subito come un lavoro che merita molta della nostra attenzione. I nostri come si può immediatamente notare hanno stretto l’occhio al Rock Progressivo anni settanta e il prodotto risulta molto ispirato e suonato alla perfezione,ma su questo non avevamo dubbi; di quello che erano gli Opeth in passato persistono degli elementi stilistici facilmente riconoscibili che fanno da guida attraverso l’evoluzione subita della band in quanto i brani risultano molto ricercati; basso e batteria si intersecano fra di loro tessendo ragnatele sonore che si sposano positivamente con le linee vocali di Akerfeldt. In molte tracce del disco risulta piacevole l’utilizzo dell’organo hammond e dei flauti di “Andersoniana” memoria. In conclusione “Heritage” è un lavoro che si distacca completamente dal mondo Death Metal per sconfinare in quello del Prog-Rock ed è per questo che chiederà un maggiore sforzo di comprensione ai fans, nonostante questo è un ottimo disco che in prospettiva potrebbe trasformarsi in una pietra miliare della musica.

Voto: 7,5/10
Vicustrodden


Niente growl né ritmi ossessivi di batteria in Heritage, album che si discosta completamente dai canoni del Death Metal che avevano contraddistinto i precedenti lavori della band. Che dire? Sicuramente una grande prova di coraggio perchè è molto difficile abbandonare un sentiero che sai dove ti porta per scegliere una strada buia e piena di insidie. Gli Opeth approdano ad un ProgressiveRock anni '70 che ricorda quello dei King Crimson; certo la scelta farà discutere gli amanti del “vecchio” Death Metal ma, d'altra parte, aprirà le porte ad un pubblico più diversificato e poi non bisogna dimenticare che quello degli Opeth è stato un lungo percorso di maturazione che ha raggiunto il culmine. Heritage, decimo album del gruppo, è senza dubbio il più completo sul piano prettamente musicale e tecnico, sia su quello “emozionale”: i brani sono permeati di quell'intensità che negli altri lavori non era così trasparente. Una miscela di Rock classico, Prog e Fusion che colpisce immediatamente, già al primo ascolto anche se riascoltandolo si può cogliere qualcosa di nuovo, che magari sfugge all'ascolto superficiale. La produzione è molto buona: si nota come la ricerca dei suoni è mirata ad “omaggiare” il grande Rock di quegli anni andati! In definitiva Heritage è un lavoro che stupisce assolutamente!

Voto: 8/10


Pasq