VIOLENTOR – Violentor
(2011, EBM Records)
30 minuti. E’ questa la durata
dell’album dei toscani Violentor. 30
minuti in cui la band vi rapirà e vi conquisterà sicuramente stordendovi con la
loro carica Speed/Thrash di ottima
fattura! Passati questi 30 minuti vi ritroverete come me a dire: “Sto cazzo che
album!” e già qui si potrebbe chiudere la recensione, ma sarebbe ingeneroso
verso chi vuole saperne di più, e quindi andiamo avanti.
Cercando online la bio della
band ho trovato solo la scritta: “Go to Hell” e quindi saltiamo i cenni
preliminari dicendo solo quello che si sa, e cioè che vengono precisamente da
Lucca/Firenze e che in formazione milita il bassista dei più noti, ma
altrettanto casinari Devastator.
Finiti i convenevoli di rito
passiamo all’aspetto prettamente musicale: come detto in precedenza la band
spacca di brutto, il sound è grezzo e fottutamente caldo, grazie a quel sapore
old school dannatamente arrapante per uno come me che sui modernismi
iper-pompati ci piscia sopra.
Attitudine: è questa quella
che sembra essere la parola chiave dei Violentor, e ciò trasuda da ogni singola nota, nonché da
ogni parola urlata dal ruvido cantante chitarrista Ale, il quale dal timbro di
voce sembra essere un figlioccio bastardo del leggendario Lemmy dei tempi
d’oro, stesso cantato sporco di fumo e whisky, stessa rabbia e tanta voglia di
prendere a calci in culo chiunque capiti sotto tiro.
Proprio a proposito di Lemmy,
c’è da dire che la band potrebbe benissimo meritare di essere accomunata ai Motorhead
(ma anche Baphomet’s Blood direi) visto che l’influenza è pesante e
palese (forse rispetto ai miti hanno una batteria leggermente più incalzante
che fa pendere l’ago della bilancia più sul Thrash
che sull’Heavy) ma così facendo
rischieremmo di liquidarli come una qualunque band di emuli ben riusciti, e
questo non è sicuramente il loro caso, la band ha personalità e carisma tali da
poter brillare di luce propria, e in questo album gli episodi che lo confermano
ci sono eccome: l’incazzatissima AWAKENED IN DEATH in cui il singer sembra
sputare l’anima, la tankardiana MY STOMACH STRONG AND FIT, ma soprattutto WE HATE
ALL che, come prospettato dal titolo, è un fanculo
collettivo! Queste su tutte, ma potrebbero benissimo essere citate
indifferentemente anche tutte le altre.
Ottima anche cura dei testi,
alcolici e graffianti come si conviene, che si integrano alla perfezione…
Insomma cosa dire di negativo
su questo ottimo colpaccio dei Violentor?
Andando a cercare il pelo nell’uovo si potrebbe appuntare che il packaging
dell’album (formato digipack) “all black”, scarno, con logo rosso e 4 teschi
rossi possa dare a chi non conosce la band, un’impressione che si tratti di una
fredda band nordica dedita a un Black Metal
intransigente (anche per le fattezze spigolose del logo) ma in fin dei conti è
roba da poco, contenti loro contenti tutti.
Non c’è altro da dire su
quest’album, se non che dovete assolutamente farlo vostro, perché band
underground così cazzute vanno supportate.
La Toscana brucia… i Violentor hanno iniziato a fare terra
bruciata!
Torrrmentor
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