lunedì 23 aprile 2012

Recensione DELIRIUM X TREMENS

Delirium X Tremens - Belo Dunum Echoes From The Past
(2011, Punishment 18 Records)
Death Metal

I bellunesi Delirium x tremens tornano con questo ambizioso e particolare concept, basato sulla storia della "Città splendente", Belo dunum appunto, valorizzando la propria storia oltre che il proprio sound.
Un death metal di stampo classico apre la narrazione di quello che più che un album, definirei un cammino, con tanto di narratore.
Già nella opener I was ci si trova di fronte ad un death metal massiccio e granitico, senza sbavature ma sempre nelle righe dei canoni del genere.
Tra accelerazione e tempi cadenzati Teveron The sleeping giant fa notare oltre alla particolarità e la ricercatezza del testo incastrato in un contest, la quadratura della sezione ritmica, death metal old school senza particolari entusismi, ma perfettamente eseguito.
The legend of cazha selvarega pigia sull'acceleratore, con risultati spaventosi...un mix di tempi serrati e blast beat dove la prova vocale la fà da padrone.
Pur essendo io direttamente del "mestiere", la grandezza e l'originalità di questo concept si vede in artiglieria alpina....in quanti pazzi avrebbero creduto possibile un connubio tra cori alpini e death metal? eppure c'è. ed il risultato è che questo Artiglieria da montagna risulta il pezzo più bello dell'album a mio avviso, perfetto in tutte le sue sfaccettature, dalla marzialità dei tempi all'incedere vocale, con il perfetto incastro di innovazioni stilistiche e strumentali, un segno di maturità oltre che di originalità.
The guardian ci porta agevolmente verso 33 days of pontificate (vatican inc), dove si continua sulle linee della coesistenza tra granitico death metal e sperimentazione sonora, con buoni risultati anche qui, segno che alla base del concetto di sperimentazione ci sono solidissime basi di preparazione tecnica ed un sound ben rodato. L'inversione di tendenza, porta la prova vocale sempre regnante nei precedenti pezzi cedere il passo ad una prova solistica davvaro accattivante, la particolarità è che nessuno strumento domina mai gli altri, ma in tutti i pezzi la coesione è davvero invidiabile.
An old dusty dream, Life before nothing, scream of 2000 screams e the memory, chiudono quest'album con la tragedia del vajont, traducendo in musica l'angoscia di una tragedia annunciata, la ferocia del fango che spazza via tutto, la rabbia dell'accaduto e la tristezza e l'inquietudine del ricordo, musicalmente rappresentati al massimo sia nel lento incedere del pezzo, quanto nella violenta accelerazione portando ogni strumento al massimo della sua esibizione, con una prova particolarmente capace dietro le pelli.

Musicalmente ci troviamo di fronte ad un death metal suonato bene, senza sbavature e preziosismi sonori particolari.
La prova concettuale rende questo album una perla di rara bellezza, una tale valorizzazione della propria terra tramutata in musica e con sperimentazioni talmente lontane dal metal meritano rispetto innanzitutto, se poi musicalmente ne esce un prodotto valido come in questo caso, i meriti sono ancora più alti.
Grande album, che si prende di diritto la palma di prodotto originale e ben suonato in un panorama di genere dove troppe volte si deve restare nell'anonimato d'esecuzione per non sfatare i canoni sacri del genere.

Voto: 7

Tracklist:
1 I Was
2 Teveròn, The Sleeping Giant
3 The Legend of Càzha Selvàrega
4 Artiglieria Alpina
5 The Guardian
6 33 Days of Pontificate (Vatican Inc)
7 An Old Dusty Dream
- Vajont, 9 ottobre 1963 -
8 Life Before Nothing
9 Scream of 2000 Screams
10 The Memory


Furia