CLINICAMENTE MORTI – 7
(2008, Autoprodotto)
I Clinicamente Morti sono una band salentina attiva sin dal 2005, da
un’idea di Salvatore Camillo e Giovanni Leone (rispettivamente chitarrista
ritmico e batterista). Da allora la band ha realizzato un demo (Obitorio del 2006) e il primo full
lenght 7, più numerosi live
prestigiosi di supporto a bands di livello internazionale come Avulsed,
Master,
Lividity, Deicide e Brutal Truth e la partecipazione a
importanti festival del sud Italia come il Total Metal Festival, il Vulgar
Fest e il Sound of Perseverance.
Questo 7 datato gennaio 2008 è un ambizioso concept album ispirato ai 7
peccati capitali, in cui ogni pezzo rappresenta un peccato, più un intro.
Si parte col tributo all’avarizia
di SCHIAVO D’AVIDITA’, che sembra anticipare le caratteristiche di quest’album,
un sound Thrash Death influenzato da Obituary
e dai break di scuola Pantera (soprattutto nelle parti
chitarristiche) sotto un tappeto di doppia cassa.
Da segnalare la prestazione della
sezione ritmica, la vera spina dorsale del gruppo che tiene in piedi la
struttura dei pezzi, incentrati in maggioranza su tempi cadenzati. Apprezzabili
gli stacchi melodici delle chitarre accompagnati da assoli lenti ma intensi come
in FAME DI PECCATO e IL CULTO DEL SUPERBO (quest’ultimo a mio parere il pezzo
migliore dell’album), il tutto poi accompagnato da un marcato groove, che sembra essere il maggior
punto a favore della band.
Veniamo ora ai punti dolenti:
innanzitutto la scelta del cantato in italiano è molto penalizzante per il
singer, la poca musicalità della nostra lingua fa sì che molte parti di cantato
risultino forzate o quantomeno poco adatte; ciò si ripercuote anche sul timbro
del cantante, a metà tra growl e un cantato sporco e “costretto” a far sì che
il testo possa risultare comprensibile, quando forse un growl più profondo
risulterebbe più azzeccato. Manca inoltre una dose di cattiveria a causa delle
poche accelerazioni che rende questo 7
un po’ trattenuto.
Luci e ombre quindi per questo
primo full dei Clinicamente Morti,
per il futuro bisognerà concentrarsi sui propri punti a favore accentuandoli
maggiormente; le capacità ci sono, il muro sonoro c’è e il groove non manca, da queste considerazioni si dovrà partire per
dare un seguito di maggior valore, facendo anche attenzione a riflettere sui
punti deboli. Il cantato in italiano al momento rappresenta lo scoglio maggiore
a una crescita della band, riconsiderare quest’aspetto potrebbe far si che il
cantato migliori e con esso il sound generale.
Un ultimo appunto su produzione e
veste grafica dell’album. Sulla prima fondamentalmente un buon risultato, c’è qualche
piccola pecca ma si può dire che per un’autoproduzione è un suono più che
buono. Molto buona la veste grafica, interessante l’artwork, con un back scarno
ma efficace in pieno stile Death anni
90.
Torrrmentor
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