venerdì 24 settembre 2010

Intervista - Nicola Bianchi


Siamo di fronte alla storia del Black Metal italiano, benvenuti in quello che è il mondo oscuro e carnale degli HANDFUL OF HATE. A onorarci è Nicola Bianchi nonché cantante/chitarrista e fondatore della band.

1) Mi parli dei cambi di lineup che si sono susseguiti e di come hanno influenzato la riuscita del cd You Will Bleed? Che differenze sostanziali ci sono all'interno degli Handful fra il passato e adesso?
Gli Handful Of Hate non hanno mai avuto storicamente una line-up fissa ma sono sempre ruotati intorno a me. Questo per due motivi fondamentali: il mio carattere che non presuppone compromessi, qui si suona un certo genere e si progredisce secondo una certa direzione musicale che è questa con coerenza ed umiltà nel puro spirito underground. Il secondo: l'Italia non è l'America o la Scandinavia, veri e propri vivai (per ragioni socio-economici) di musicisti professionisti… qui la gente suona male e dura meno. Non si cresce, o meglio il nostro paese non ti da la possibilità di intraprendere la carriera di musicista come lavoro anche nel Metal, quindi chi lo suona spesso è soggetto a dirazzare.
Inoltre la coerenza è cosa rara e mi ritrovo tra le mani persone che dopo 2-3-4 anni mettono su caratteri da "grandi saggi " e si aprono a generi nuovi o semplicemente sono di intralcio all'attività della band stessa.
Nel 2007 la line-up fu cambiata nei 3/4 come già feci in passato perché stavamo agonizzando. Sono ripartito dalle ceneri e con quello che avevo in mano, con molto lavoro e sforzo, ho fatto You Will Bleed, ovvero un album che guarda al passato e vuol essere un tributo alle origini del Black Metal come lo intendo io ed ai nostri primi due album.

2) I vostri testi di cosa parlano? So che vi siete definiti Carnal Black Metal in passato. E' una linea che seguite ancora adesso?
Sì, noi siamo latini! Ci piace sottolinearlo! A differenza dei nordici ci piace la carnalità, la perversione e l'estremismo, ragion per cui parliamo di questo!
Me ne frego dei boschi, dei fiordi, del ghiaccio e di tutto il contorno, idem di quello che va di moda adesso: i depressi, il suicidio ed il folk. Noi raccontiamo quello che ci rappresenta e che ci interessa, ovvero l'aspetto
terreno e strisciante della vita, la palpabile realtà nei suoi aspetti terreni.
Noi sud Europei avremmo delle gran ragioni per esternare nella musica la violenza e della pura rabbia ed invece imitiamo il nord che son solo società benestanti!

3) Che ne pensi del Black Metal in Italia?
Non ne penso perché praticamente tranne 2-3 nomi non esiste.

4) I vostri dischi sono curati molto bene sia per la scelta dei suoni che l'aspetto grafico, al contrario di molte altre band del genere. Mi parli di questo aspetto?
Non sono un maniaco della grafica ma neppure tralascio la cover o il layout. Non mi piace che se ne occupi l'etichetta e metta quello che più gli piace. Ci deve essere tra musica ed immagini un riscontro, quindi sto dietro il più possibili ad entrambe le cose ed i risultati penso che in alcuni casi siano validi. In altri un po’ meno ma nel complesso discreti. I suoni li reputo importanti: a me piacciono le cose che abbiano un senso quindi anche la produzione deve piacermi. Quando mi sento soddisfatto è ok. Un cd rimane, quindi voglio sia fatto bene.

5) Quali sono le vostre influenze musicali?
Molte! Moltissime, dai primissimi anni 90 ascolto Metal estremo dal Grind al Death al Black. Non faccio la solita lista di nomi ma anche adesso mi piace tenermi più o meno aggiornato grosso modo su alcuni nomi interessanti.

6) Per voi quanto è importante il live?
Penso che suonare live sia e debba esser essenziale per tutte le bands. Un conto è il disco un conto è presentarsi sul palco e far conoscere l'altro aspetto della band. Quello reale, presente, suonato dal vero. Sensazioni che solo dal vivo si possono dare, uniche in quel momento ed irripetibili.

7) Il paese che vi ha dato più soddisfazioni in sede live? E quello che ve ne ha date di meno?
Dipende da cosa... Vendite, responsi, affluenza? Posso dirti per quest'anno: scarse vendite in Francia, ottime in Grecia e scarse presenze, ottima la Spagna, buona la Germania e la Svizzera. Poi vedremo...

8) Il vostro rapporto con le etichette? Come viene distribuito il lavoro?
Siamo una "working band" quindi non essendo sotto una major molto dipende da noi. L'etichetta a noi importa che stampi, che sia onesta e che faccia del suo meglio. Più o meno vedo che 100 copie più, 100 meno, le vendite sono le solite nel settore… Siamo noi che incrementiamo da disco a disco e questo ci fa piacere. La distribuzione c'è ed è mondiale, solo che non avendo grandissima visibilità anche se finisci negli scaffali di alcuni negozi è logico che le persone preferiscono spendere soldi per comprare i cd delle bands più rinomate che appaiono sui magazines.

9) Cosa prevede il futuro per gli Handful Of Hate?
Continuare così come stiamo facendo, suonare coerentemente quello che ci piace e quando lo riterremo opportuno dare alle stampe il seguito di You Will Bleed.

10) Chiudi l'intervista come meglio credi…
Ti ringrazio per il supporto e ringrazio chi mi ha letto fino a qua.

Grazie a te, Nicola, da parte di tutto lo staff della MetalArci Webzine.

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