NO FUCK - Existenzminimum
(2007, Autoprodotto)
La band in questione,
proveniente da Civitacecchia (Roma), non è certo alle prime armi, essendo
attiva ormai dal 1997. Dopo vari cambi di line-up e un paio di demo, si arriva
a questo Existenzminimum, album di
debutto autoprodotto datato 2007. Risalta subito al primo ascolto, che questi
ragazzi hanno recepito ottimamente la scuola dei Sepultura del periodo Chaos
A.D. (ma anche qualcosa prima), infatti il disco si apre con NO FUCK,
song che da il nome al gruppo (o viceversa) e in cui sono evidenti i richiami a
Cavalera e Co.: riffone semplice quanto diretto “in your face”, cassa e rullante martellanti e cantato con
attitudine Hardcore rabbioso e
incazzato. Nel break centrale il pezzo si sviluppa con ritmiche che richiamano
molto i Messhuggah, con batteria e chitarre che alternano tra di loro
tempi sincopati e dimezzati… in pratica il brano in questione è il miglior
biglietto da visita che il combo laziale potesse offrirci dato il fatto che
questi sono i canoni su cui viaggia l’intero full lenght!
Naturalmente Sepultura
e Meshuggah
non sono le uniche fonti di ispirazione dei No Fuck, infatti nel disco si notano sia influenze tipicamente old school che sprazzi più “modernisti”,
ma l’impronta maggiore è data dal timbro Thrash
anni ’90.
Andando avanti con l’ascolto è
da notare sicuramente SHATTERED DREAMS (di cui è stato anche girato un
videoclip), brano dall’impatto deciso che verso il finale si apre in un
arpeggio dove la chitarra solista di David Pennesi si distingue come una
carezza che spacca una roccia, ottimo gusto, ma è un break forse un po’ troppo
corto… non fai in tempo ad assaporarlo che è già passato! Spicca tra le altre
anche la title track EXISTENZMINIMUM, dove la band si lancia su distanze
medio-lunghe, è infatti il brano più lungo tra gli otto proposti e si apre con
un riff che richiama molto l’Heavy
più ottantiano, ma sempre visto e suonato nel sound proposto nel resto del
disco, e il risultato non è niente male: tempi più cadenzati si alternano ad
accelerazioni per poi chiudersi con l’immancabile riffone pesante e sincopato
che sfuma in un altro gustoso assolo di chitarra su un tappeto di basso davvero
suggestivo.
La pecca dell’album è la
produzione, che forse non fa esplodere i brani quanto dovrebbero… è chiaro che
l’ascolto del disco fila bene, ma la cassa a tratti troppo presente, e il
rullante a mio parere un po’ troppo chiuso ed evidente, non fanno bene al buon
lavoro fatto dai No Fuck. Nonostante
il disco sia tutt’altro che lento, si ha l’impressione che manca
quell’accellerazione killer che può dare il colpo di grazia all’ascoltatore, ma
considerando che questo è solo l’esordio non resta che aspettare nuovi passi in
avanti.
Piranha
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