AGGLUTINATION 2013
Sabato 10 Agosto 2013
@Senise (PZ)
E' il 10 Agosto, giorno della 19° edizione del festival meridionale per antonomasia, e come ogni anno flotte di metallari vestiti di nero si ritrovano in massa nei piccoli e ormai familiari paesini lucani per quella che è diventata con gli anni sempre più una tradizione, in barba a falò, stelle cadenti e sabbia nei vestiti. La location di quest'anno è Senise, a mio parere una delle migliori sinora.
Io e i miei compagni di viaggio (stavolta comodamente a bordo di una macchina, per chi volesse scoprire le meraviglie dei mezzi pubblici lucani invito a leggere il report delle terrificanti 12 ore dell'anno scorso) dopo poco più di 2 ore e mezza ( durante il quale siamo stati anche tentati dal concederci uno stop presso il bellissimo lago di Monte Cotugno, poco distante) mettiamo piede a Senise abbondantemente prima dell'orario di apertura cancelli, ma ciò ci permette di familiarizzare con altri metallari già presenti, tra cui una simpaticissima coppia napoletana, e un divertentissimo bresciano, col figlio al seguito, che condividendo il loro alcool con noi creano subito un clima molto amichevole che continuerà fino ai saluti finali.
Subito emerge quella che è stata una carenza organizzativa, ovvero l'area campeggio "fantasma", brutta sorpresa per chi è arrivato provvisto di tenda e ha dovuto adattarsi in macchina.
L'attesa passa veloce, tra un cicchetto e l'altro, ed arriva quindi il momento di passare il varco:
Il tempo di fare i biglietti mi fa perdere 3/4 dell'esibizione dei REBURN, arrivo sul finale, ma davvero poco per poter dare un giudizio. Discorso diverso per i romani BLIND HORIZON, da cui sono stato piacevolmente sorpreso, un death melodico di tutto rispetto, con qualche apertura prog di ampio respiro, bravo il singer a giostrare benissimo sia il cantato in pulito che il growl, coadiuvato da riff mai troppo banali e un batteria grintosa ed energica. Una prova fiera nonostante l'oggettivo handicap di suonare in apertura. Da Approfondire!
E' subito il turno dei FOLKSTONE, da Bergamo, ben 9 elementi, per una band che nel folk metal (genere che negli ultimi anni è in forte ascesa) a livello italiano è senza dubbio la più influente, e in poco tempo il palco dell'Agglutination si trasforma in un'enorme taberna, la loro musica è orecchiabile e originale allo stesso tempo e sotto la gente gradisce e si diverte.
Si parte con l'evocativo intro di cornamuse di "Nebbie" e da lì in poi sarà tutto un allegro danzare al ritmo dei loro pezzi, tra l'altro conosciuti a memoria da gran parte del pubblico. I momenti più coinvolgenti sono su "il Confine", "Anime dannate", "Non sarò Mai" e sulla conclusiva "Rocce nere". Più che godibili!
Neanche il tempo di riprendersi ( ottima cosa il doppio palco! ) che sullo stage 2 è la volta dei baresi NATRON! Il loro attacco ha l'effetto di una manciata di sale sulla ferita aperta, ribaltano il clima folk creatosi in precedenza con una graffiante mazzata di death old-school!Come se non bastasse la band sembra anche piuttosto incazzata, e questo traspare dalle parole polemiche del singer: "Ci potete mettere dove volete, all'ora che volete e col minutaggio che volete...noi spacchiamo lo stesso!" E così fu!
La band sciolina i classici del loro repertorio con un muro sonoro che di fatto annichilisce i presenti, ottima come al solito soprattutto la prova di Nicola che dopo aver chiesto e ottenuto dal pubblico un devastante wall of death (prematuro..!) non si nega neanche un body surfing, l'apoteosi si ha su "Rot Among us", semmai ci fosse bisogno di dirlo la loro esibizione è stata grandiosa. Avrebbero meritato di certo un trattamento migliore, vista la loro storia. Orgoglio pugliese!
Si ritorna sul main stage con gli ELDRITCH, e per me era la seconda volta che li vedevo dal vivo dopo quel bellissimo Evolution 2006, peccato che però anche dopo l'Agglutination quella sarà l'unica loro esibizione che ricorderò.. i suoni perfetti che avevano accompagnato finora tutte le band si fanno con loro confusi e pastosi, le chitarre sono quasi inesistenti, la voce avrà spesso problemi tecnici, il tutto pregiudicherà non poco la formazione toscana, che passa quindi quasi inosservata... un peccato! Non pervenuti.
Inizia a fremere l'attesa per gli headliner, quando sul secondo palco partono gli HEAVENSHINE, band gothic di cui Gerardo Cafaro sembra essere il produttore, e solo così, si spiegherebbe la malizia che li vedrebbe così in alto nel running order. La band appare decisamente fuori contesto, seppur la voce dell'ottima singer sia indiscutibilmente di valore, ma sono in pochi sotto al palco a presenziare, gli altri ne approfittano per riempira la pancia di birra e salsiccia e ricaricare le forze per il trittico finale. Indubbiamente la band va ascoltata su disco, ma dal vivo nonostante l'impegno non hanno fatto presa sul pubblico, che nel frattempo preferiva il soundcheck dei Marduk. Ridondanti.
Qualdo sul palco salgono finalmente i MARDUK il cielo di Senise sembra adattarsi, creando un'atmosfera cupa e minacciosa.. Mortuus & co. Fanno il loro cazzuto show col mestiere di chi ormai ha anni e anni di esperienza alle spalle. La setlist attinge abbastanza dall'ultimo album senza tralasciare però i classici della band. Sotto il palco esplode il delirio e s'alza una nube polverosa, ciò purtroppo non impedisce di notare i soliti idioti che ne approfittano per farsi notare con gesti che nulla hanno a che fare col metal. Nel frattempo glaciali e potenti i Marduk continuano a macinare pezzi, tra cui spicca "Christraping Black Metal”. Da brividi la chiusura con “Baptism by fire". Una macchina da guerra.
Dai Marduk si passa a gli STRATOVARIUS ed è curioso notare il totale ricambio di gente sotto al palco, che si svuota di blackster (evidentemente poco inclini a rimanere) lasciando spazio al variegato e numeroso seguito dei finlandesi, in evidente stato di fibrillazione per i propri idoli. L'inizio è incoraggiante, la band sembra in forma nonostante un Kotipelto che non impressiona più di tanto, limitandosi all'essenziale. Impressionante è invece il giovane Pilve, da quasi in anno nel gruppo, ma con grinta da vendere. La setlist è corposa e attinge da più album, i momenti più intensi si registrano su "Speed of light" e sulla classicissima "Destiny", in cui i cori da sotto al palco si sprecano. L'esibizione però si prolunga per più tempo del previsto, e chi come me era in attesa frenetica degli Overkill inizia ad averne le palle piene già a mezz'ora dalla fine.
Come se ciò non bastasse finiti finalmente gli Stratovarius ci tocca sorbire prima l'ormai tradizionale consegna di targhe e poi un vero e proprio estenuante soundcheck che mette a dura prova i nervi dei thrashers sotto al palco, ma l'attesa seppur eccessiva viene prontamente ricompensata fin da subito! Si parte con "Come and get in", fresca new entry dell'ultimo album con cui gli OVERKILL salutano il pubblico. Si nota fin subito che sono in palla: il mitico "Blitz" sembra aver fermato il tempo a gli anni 80, si agita come un ragazzino, la sua voce non ha un minimo cedimento e dialoga anche col pubblico ricordando la loro passata esibizione in questo festival 15 anni fa. L'esibizione è perfetta sotto ogni punto di vista, nessuna sbavatura neanche minima, a conferma del fatto che la vecchia scuola è sempre la migliore. La setlist per forza di cose non riesce a includere tutti i loro capolavori ma è ben amalgamata tra classici e pezzi nuovi (assolutamente non disprezzabili, visto che a mio parere sono la band che, negli album più recenti, continua a mantenere lo standard qualitativo più alto tra quelle old style). Un pò sacrificato il basso di D.D. Verni, strano da sentire a volumi quasi normali anzichè iper-pompato come su disco, ma ciò non influisce sulla godibilità della performance.
Accompagnate da un pogo degno di cotanto thrash la band macina masterpiece come "Rotten To The Core", "Wrecking Crew", "Elimination" e "Fuck You", intervallati dai più recenti "Ironbound" e "Electric Rattlesnake".
Tutto davvero sublime, al punto da passare troppo velocemente, senza neanche accorgersene l'esibizione volge al termine, complice forse anche un possibile taglio di scaletta, ad ogni modo c'è comunque da rimanere più che soddisfatti per quanto appena visto.
Un'edizione quella conclusasi decisamente sopra le righe per i 1400 presenti, e che purtroppo, stando alle parole rilasciate in seguito da Gerardo pare poter essere anche l'ultima a cui assisteremo...
Sembra difficile poter immaginare un'estate senza Agglutination, che sembra così spirare tristemente subito prima del ventennale.
Sabato 10 Agosto 2013
@Senise (PZ)
E' il 10 Agosto, giorno della 19° edizione del festival meridionale per antonomasia, e come ogni anno flotte di metallari vestiti di nero si ritrovano in massa nei piccoli e ormai familiari paesini lucani per quella che è diventata con gli anni sempre più una tradizione, in barba a falò, stelle cadenti e sabbia nei vestiti. La location di quest'anno è Senise, a mio parere una delle migliori sinora.
Io e i miei compagni di viaggio (stavolta comodamente a bordo di una macchina, per chi volesse scoprire le meraviglie dei mezzi pubblici lucani invito a leggere il report delle terrificanti 12 ore dell'anno scorso) dopo poco più di 2 ore e mezza ( durante il quale siamo stati anche tentati dal concederci uno stop presso il bellissimo lago di Monte Cotugno, poco distante) mettiamo piede a Senise abbondantemente prima dell'orario di apertura cancelli, ma ciò ci permette di familiarizzare con altri metallari già presenti, tra cui una simpaticissima coppia napoletana, e un divertentissimo bresciano, col figlio al seguito, che condividendo il loro alcool con noi creano subito un clima molto amichevole che continuerà fino ai saluti finali.
Subito emerge quella che è stata una carenza organizzativa, ovvero l'area campeggio "fantasma", brutta sorpresa per chi è arrivato provvisto di tenda e ha dovuto adattarsi in macchina.
L'attesa passa veloce, tra un cicchetto e l'altro, ed arriva quindi il momento di passare il varco:
Il tempo di fare i biglietti mi fa perdere 3/4 dell'esibizione dei REBURN, arrivo sul finale, ma davvero poco per poter dare un giudizio. Discorso diverso per i romani BLIND HORIZON, da cui sono stato piacevolmente sorpreso, un death melodico di tutto rispetto, con qualche apertura prog di ampio respiro, bravo il singer a giostrare benissimo sia il cantato in pulito che il growl, coadiuvato da riff mai troppo banali e un batteria grintosa ed energica. Una prova fiera nonostante l'oggettivo handicap di suonare in apertura. Da Approfondire!
E' subito il turno dei FOLKSTONE, da Bergamo, ben 9 elementi, per una band che nel folk metal (genere che negli ultimi anni è in forte ascesa) a livello italiano è senza dubbio la più influente, e in poco tempo il palco dell'Agglutination si trasforma in un'enorme taberna, la loro musica è orecchiabile e originale allo stesso tempo e sotto la gente gradisce e si diverte.
Si parte con l'evocativo intro di cornamuse di "Nebbie" e da lì in poi sarà tutto un allegro danzare al ritmo dei loro pezzi, tra l'altro conosciuti a memoria da gran parte del pubblico. I momenti più coinvolgenti sono su "il Confine", "Anime dannate", "Non sarò Mai" e sulla conclusiva "Rocce nere". Più che godibili!
Neanche il tempo di riprendersi ( ottima cosa il doppio palco! ) che sullo stage 2 è la volta dei baresi NATRON! Il loro attacco ha l'effetto di una manciata di sale sulla ferita aperta, ribaltano il clima folk creatosi in precedenza con una graffiante mazzata di death old-school!Come se non bastasse la band sembra anche piuttosto incazzata, e questo traspare dalle parole polemiche del singer: "Ci potete mettere dove volete, all'ora che volete e col minutaggio che volete...noi spacchiamo lo stesso!" E così fu!
La band sciolina i classici del loro repertorio con un muro sonoro che di fatto annichilisce i presenti, ottima come al solito soprattutto la prova di Nicola che dopo aver chiesto e ottenuto dal pubblico un devastante wall of death (prematuro..!) non si nega neanche un body surfing, l'apoteosi si ha su "Rot Among us", semmai ci fosse bisogno di dirlo la loro esibizione è stata grandiosa. Avrebbero meritato di certo un trattamento migliore, vista la loro storia. Orgoglio pugliese!
Si ritorna sul main stage con gli ELDRITCH, e per me era la seconda volta che li vedevo dal vivo dopo quel bellissimo Evolution 2006, peccato che però anche dopo l'Agglutination quella sarà l'unica loro esibizione che ricorderò.. i suoni perfetti che avevano accompagnato finora tutte le band si fanno con loro confusi e pastosi, le chitarre sono quasi inesistenti, la voce avrà spesso problemi tecnici, il tutto pregiudicherà non poco la formazione toscana, che passa quindi quasi inosservata... un peccato! Non pervenuti.
Inizia a fremere l'attesa per gli headliner, quando sul secondo palco partono gli HEAVENSHINE, band gothic di cui Gerardo Cafaro sembra essere il produttore, e solo così, si spiegherebbe la malizia che li vedrebbe così in alto nel running order. La band appare decisamente fuori contesto, seppur la voce dell'ottima singer sia indiscutibilmente di valore, ma sono in pochi sotto al palco a presenziare, gli altri ne approfittano per riempira la pancia di birra e salsiccia e ricaricare le forze per il trittico finale. Indubbiamente la band va ascoltata su disco, ma dal vivo nonostante l'impegno non hanno fatto presa sul pubblico, che nel frattempo preferiva il soundcheck dei Marduk. Ridondanti.
Qualdo sul palco salgono finalmente i MARDUK il cielo di Senise sembra adattarsi, creando un'atmosfera cupa e minacciosa.. Mortuus & co. Fanno il loro cazzuto show col mestiere di chi ormai ha anni e anni di esperienza alle spalle. La setlist attinge abbastanza dall'ultimo album senza tralasciare però i classici della band. Sotto il palco esplode il delirio e s'alza una nube polverosa, ciò purtroppo non impedisce di notare i soliti idioti che ne approfittano per farsi notare con gesti che nulla hanno a che fare col metal. Nel frattempo glaciali e potenti i Marduk continuano a macinare pezzi, tra cui spicca "Christraping Black Metal”. Da brividi la chiusura con “Baptism by fire". Una macchina da guerra.
Dai Marduk si passa a gli STRATOVARIUS ed è curioso notare il totale ricambio di gente sotto al palco, che si svuota di blackster (evidentemente poco inclini a rimanere) lasciando spazio al variegato e numeroso seguito dei finlandesi, in evidente stato di fibrillazione per i propri idoli. L'inizio è incoraggiante, la band sembra in forma nonostante un Kotipelto che non impressiona più di tanto, limitandosi all'essenziale. Impressionante è invece il giovane Pilve, da quasi in anno nel gruppo, ma con grinta da vendere. La setlist è corposa e attinge da più album, i momenti più intensi si registrano su "Speed of light" e sulla classicissima "Destiny", in cui i cori da sotto al palco si sprecano. L'esibizione però si prolunga per più tempo del previsto, e chi come me era in attesa frenetica degli Overkill inizia ad averne le palle piene già a mezz'ora dalla fine.
Come se ciò non bastasse finiti finalmente gli Stratovarius ci tocca sorbire prima l'ormai tradizionale consegna di targhe e poi un vero e proprio estenuante soundcheck che mette a dura prova i nervi dei thrashers sotto al palco, ma l'attesa seppur eccessiva viene prontamente ricompensata fin da subito! Si parte con "Come and get in", fresca new entry dell'ultimo album con cui gli OVERKILL salutano il pubblico. Si nota fin subito che sono in palla: il mitico "Blitz" sembra aver fermato il tempo a gli anni 80, si agita come un ragazzino, la sua voce non ha un minimo cedimento e dialoga anche col pubblico ricordando la loro passata esibizione in questo festival 15 anni fa. L'esibizione è perfetta sotto ogni punto di vista, nessuna sbavatura neanche minima, a conferma del fatto che la vecchia scuola è sempre la migliore. La setlist per forza di cose non riesce a includere tutti i loro capolavori ma è ben amalgamata tra classici e pezzi nuovi (assolutamente non disprezzabili, visto che a mio parere sono la band che, negli album più recenti, continua a mantenere lo standard qualitativo più alto tra quelle old style). Un pò sacrificato il basso di D.D. Verni, strano da sentire a volumi quasi normali anzichè iper-pompato come su disco, ma ciò non influisce sulla godibilità della performance.
Accompagnate da un pogo degno di cotanto thrash la band macina masterpiece come "Rotten To The Core", "Wrecking Crew", "Elimination" e "Fuck You", intervallati dai più recenti "Ironbound" e "Electric Rattlesnake".
Tutto davvero sublime, al punto da passare troppo velocemente, senza neanche accorgersene l'esibizione volge al termine, complice forse anche un possibile taglio di scaletta, ad ogni modo c'è comunque da rimanere più che soddisfatti per quanto appena visto.
Un'edizione quella conclusasi decisamente sopra le righe per i 1400 presenti, e che purtroppo, stando alle parole rilasciate in seguito da Gerardo pare poter essere anche l'ultima a cui assisteremo...
Sembra difficile poter immaginare un'estate senza Agglutination, che sembra così spirare tristemente subito prima del ventennale.
Torrrmentor