martedì 6 settembre 2011

LIVE REPORT - XVII AGGLUTINATION METAL FESTIVAL


20.08.2011 XVII Agglutination Metal Festival – Chiaromonte (PZ)

Come ogni anno l'Agglutination rappresenta un appuntamento più o meno fisso dell'estate del metallaro del sud, in particolare per molti pugliesi, che grazie al pullman organizzato ogni anno si ritrovano per un viaggio che diventa anche impareggiabile occasione di ritrovo e aggregazione, oltre che d'immancabile goliardia.
Quest’anno però il pullman non c’è, e per chi ha una macchina poco affidabile organizzarsi per arrivare in un minuscolo paese della rurale Basilicata è un’impresa, la tentazione di rinunciare è forte ma per il sottoscritto la presenza nel bill dei Bulldozer fa sì che l’arrivo in quel di Chiaromonte diventi una vera e propria missione!
Si passa al setaccio tutto facebook alla ricerca di qualche leccese disposto a venire, ma ovviamente Lecce si conferma celeberrima per il supporto al metal; insieme a 2 amici si decide infine per la scelta più massacrante: I MEZZI PUBBLICI, sarà un supplizio, ma per i Bulldozer questo e altro!
Insieme a me ci saranno Luca e Federica (guidati non dall’adorazione dei Bulldozer, ma solo dallo spirito della bella situazione dell’Agglutination, quindi ancora più ammirevoli). 
Tramite una scrupolosa ricerca su internet ci si organizza per l’andata, pur non avendo uno straccio di sicurezza per il ritorno, si confida in un passaggio, ma intanto DEVO arrivare lì e vedermi i Bulldozer. La nostra via crucis inizierà la mattina presto.

CRONACA DI UN PELLEGRINAGGIO
[Il cammino di Chiaromonte]

6.00: sveglia.
7.00: arrivo di Luca, si parte per Brindisi, dove ad attenderci c’è Federica.
8.15: partenza da Brindisi, direzione Potenza.
12.15: arrivo a Potenza, qui un’anima pia ci accompagna dalla stazione alla fermata dei bus e ci offre da bere.
14.28: dopo aver scrutato innumerevoli bus (che ci hanno fatto conoscere i nomi di mezza Basilicata) arriva il nostro pullman, destinazione Lagonegro.
16.40 (o giù di lì): arrivo a Lagonegro e primo scalo, destinazione Senise: si sentono i primi “ma chi ce l’ha fatta fare??” questo è il tratto peggiore, le nostre sei chiappe si sciolgono sui caldissimi sedili in pelle del pullman…inizia il delirio da viaggio, discorsi metafisici sul senso della vita e sul fatto quel bus fosse la prova della non esistenza di Dio. Anche la mia incrollabile fede nei Bulldozer è messa a dura prova da questo viaggio, ma proprio nel punto di maggiore stanchezza tra le colline lucane mi appare la visione di AC Wild che mi incita a non mollare.
17.50: arrivo a Senise, ultimo scalo pè sto cazzo di Chiaromonte, già vedere la destinazione scritta sul pullman ci rincuora.
18.00: Siamo arrivati cazzo! Ce l’abbiamo fatta!

ASPETTANDO I BULLDOZER

Tocca a gli STIGE aprire l’edizione n° 17 dell’Agglutination. Contrariamente agli altri anni in cui le band di apertura venivano penalizzate da volumi imperfetti e approssimativi, ai tarantini si può dire che ci sia un sound più che sufficiente, che permette alla band di esprimersi al meglio nel (poco) tempo a loro disposizione. Il loro Death d’impatto avvicina subito gli ancora pochi presenti al palco, di cui gran parte loro sostenitori. Nella loro breve setlist c’è tempo per “This is War”, tratta dal loro imminente split con altre 3 band pugliesi e un pezzo finale che conclude al meglio l’esibizione.

Subito dopo è il turno dei locali AURA, band Prog lucana, con la particolarità del batterista-cantante, scelta che indubbiamente penalizza la presenza scenica della band, non compensata a dovere dagli altri componenti. Certo che visto il tipo di proposta musicale abbastanza soft si può dire la presenza scenica non sia necessaria, ma a mio parere “tenere bene il palco” non può che far bene al gruppo. La loro esibizione comunque scorre via veloce, senza infamia e senza lode, senza picchi né cadute, troppo poco per restare impressi ma neanche niente su cui poter obiettare.

I PSTD di origine marchigiana ( da Ascoli Piceno) me li sono gustati da lontano, visto che la stanchezza del viaggio in quel frangente si è fatta sentire di più, ma il loro Prog è sembrato di ottima fattura,: ottimi gli intrecci di tastiere che si poggiavano su pezzi abbastanza ben costruiti, con l’ottima voce del singer a suggellare il tutto. Da approfondire.

E’ il turno dei vincitori del contest dell’Agglutination: i TYRANNIZER ORDER, band tarantina con componenti di discreta esperienza e con un buon numero di fedeli al loro seguito. La loro esibizione è un crescendo, l’inizio non è dei migliori ma proseguendo la band si assesta e convince, anche se il pubblico sembra spaccato tra consensi e critiche. Personalmente il loro Black e la loro performance possono essere promossi. Nota di merito al batterista (preciso e potente) e piccolo appunto alla band: fate in modo che ai prossimi live le chiappe del chitarrista siano interamente coperte.

Quando furono confermati i NODE accolsi con felicità la notizia, perché avevo voglia di rivedermeli dopo quella loro fantastica esibizione dello S-hammer Fest del 2008. Successivamente mi persi nei loro tormentati cambi di line-up e ignoravo come fosse il loro sound recente, anche se da più parti mi arrivavano pareri negativi.. 
Vederli live è stato uno shock, non tanto perché autori di una performance mediocre, tutt’altro, nonostante problemi col soundcheck e l’assenza di un chitarrista hanno fatto scatenare i presenti sotto al palco, però per chi come me se li ricordava nel 2008 la sensazione è stata quella di vedere un’altra band, che nulla aveva a che fare con la precedente: 
Di allora è rimasto solo il chitarrista, e il Thrash-Death tecnico di un tempo si è trasformato in un Metalcore che sembra aver ridimensionato quella che era l’innovatività di una band considerata una promessa del metal italiano. Anche le tematiche e il modo di porsi non è più lo stesso, se prima la band sfornava pezzi come “As God Kills” debitamente presentati con introduzioni affascinanti e abbastanza colte ora invece si passa a slogan quali “Viva la figa”, buttati qua e là dal singer appena ne aveva la possibilità.  Come detto poco su comunque i Node han mantenuto l’attitudine live, visto che sono rimasti degli animali da palcoscenico e sotto al palco il pogo imperversava, ma per chi come me li aveva molto apprezzati a gli inizi, la nostalgia è più che lecita.




Quando Mr. Abbath sale sul palco con i suoi BOMBERS sono in parecchi a essere assiepati davanti alle transenne ( se ciò è triste o no lascio a voi giudicarlo..) Oggettivamente c’è da dire che la somiglianza sia fisica che vocale col leggendario Lemmy era impressionante ( così come impressionante era la somiglianza del chitarrista con “Zed” di “Scuola di Polizia” ) ma per come la penso io un “falso d’autore” anche se estremamente somigliante non diventerà mai originale.  La cover-band sciolina i classici di Lemmy &Co.(PS: ma che c’azzecca il leggio???)  in maniera molto fedele e Abbath si conferma un personaggio ( anche dalla disponibilità e dalla simpatia con cui si concedeva ai fans, durante la serata)  e lo dimostrerà anche durante l’esibizione dei Bulldozer

Il pubblico risponde con entusiasmo, io un po’ meno, al punto che mentre in tanti erano in delirio per “Ace of Spades” io mi incamminavo dietro le quinte perché finalmente erano arrivati AC Wild & co.






Subito dopo tocca alla Power band tedesca MAJESTY (ex Metalforce) , la loro sarà una lunga setlist ( a tratti estenuante, soprattutto per chi è sotto al palco per il nome successivo) con uscite di scena e rientri, ma tutto sommato valida, anche se la band in questione non proporrà nulla di particolarmente innovativo o quantomeno personale. Un incrocio tra Gamma Ray e Manowar, ovviamente con le dovute proporzioni, senza la particolare epicità dei secondi e la tecnica dei primi, ma il mestiere c’è eccome, ed è quello a entusiasmare i presenti, oltre al molto bravo chitarrista che fa la sua ottima figura. Per il resto si assiste alla solita ostentazione stereotipata tipica del Power troppo derivativo; nel finale la qualità diminuisce e il singer annaspa per la stanchezza, e lì partono i primi cori inneggianti ai Bulldozer, situazione oggettivamente antipatica per chi sta sul palco ma altrettanto oggettivamente comprensibile.  La band si può dire che ha dato il massimo possibile e può esser piaciuta, ma forse il posto di co-head è troppo onore, si poteva trovare di meglio.



Ora il momento tanto atteso è finalmente arrivato, ore e ore di agonia da viaggio stanno per compensarsi, l’entrata in scena del pulpito insanguinato prepara l’atmosfera: signore i signori stanno per calcare il palco dell’Agglutination i leggendari BULLDOZER!
Per tanti neofiti potrà sembrare esagerato scomodare il termine “leggenda” ma se c’è un gruppo, nella nostra penisola, che merita quest’appellativo, insieme a pochi altri, sono proprio loro, orgoglio del Thrash italiano, snobbati e poi rivalutati oltre confine, che senza mai ergersi a rock star hanno importato il made in Italy con grande maestria, la prova sta nel fatto che anche il big Abbath rende loro omaggio, come un fan emozionato davanti ai propri idoli, e che nel bel mezzo della loro esibizione non riuscirà a trattenersi dall’andare sotto il palco e scatenarsi nell’headbanging, con su la maglia Bulldozer!
La line up, stravolta rispetto a quando era formata da soli 3 elementi, comprende ora 3 nuovi elementi ( più un tastierista “part-time”) ormai già rodati all’interno nel gruppo, e che sostengono alla grande i 2 storici AC Wild e Andy Panigada, il primo carisma da vendere e occhi ancora cattivi come allora, il secondo con la verve di un tempo, come se il tempo non fosse mai passato!
La setlist va a pescare maggiormente dall’ultimo “Unexpected Fate” e da “Neurodeliri”, qualche immancabile classico di “IX” e solo un paio di pezzi degli album più datati.
Il pubblico si gusta lo spettacolo, assolutamente ipnotizzato dalla band e dal frontman AC Wild, per niente arrugginito, anzi capace ancora di rapire l’attenzione dei presenti con la personalità straripante, con la sua voce roca  e i caustici commenti-sentenza a introdurre ogni pezzo. 
Si va di classico in classico, inframezzato solo ogni tanto dai pezzi “nuovi” , che rendono comunque alla grande in sede live, ma ovviamente “MINKIONS”, “WE ARE…ITALIAN”, “NEURODELIRI”, “IX”, “THE DERBY”, “CUT-THROAT” sono di tutt’altra caratura, avvolti dal fascino dei numerosi ascolti con cui ho consumato quegli album..
Immancabile l’omaggio a Ilona Staller e il commosso ricordo all’amico Dario Carria, ex bassista morto suicida, a cui è dedicata la cupa “WILLFUL DEATH”.
Si può dire che la band non abbia fatto prigionieri, tutti i presenti indistintamente possono affermare di aver assistito a una grande performance, che già da sola valeva il prezzo del biglietto; avrebbero meritato un maggior pubblico, questo è innegabile, ma la band sembra comunque colpita dal tanto calore dimostrato dai presenti, una serata indubbiamente da ricordare, e Bulldozer che si confermano orgoglio italiano.


Per quanto riguarda le considerazioni finali purtroppo non ci si può esimere dal far notare la scarsa affluenza (poco più di 300 paganti) anche se mai come quest’anno questo dato poteva essere preventivabile. Per il resto niente di eccepibile, food & drink rispettabile e a buon prezzo ( leggevo di gente che considerava 3 € come cifra eccessiva per una birra a un festival, ma cosa cazzo volete, che ve la regalino???) non si poteva uscire ma ciò era stato ampiamente annunciato. Un consiglio che mi sentirei di dare a Gerardo per il futuro è quello di tentare di predisporre almeno qualche navetta, nelle vicinanze per ovviare alla scomodità della location. 
Si spera ora che l’anno prossimo saremo di nuovo qui a parlare di un altro Agglutination, la situazione non è buona ma confidiamo in questo festival e nella voglia di arrivare a quota 18 edizioni, magari stavolta però senza cover-band.

PS: Per la cronaca i 3 intrepidi al ritorno troveranno un passaggio per Taranto, e dopo 3 ore di attesa notturna alla stazione (atmosfera da Raccoon City) prenderanno finalmente il treno che li riporterà a casa
Torrrmentor