lunedì 5 settembre 2011

Recensione HELL BARON’S WRATH


HELL BARON’S WRATH - Path… To Knowledge 
(2010, Autoprodotto)
Avantgarde

L’Avantgarde metal, questo sconosciuto. Non credo che nel panorama metal ci sia un altro termine più mistificato e frainteso di questo. C’è chi quando sente nominare questa parola pensa subito al Black metal ipercontaminato degli Arcturus (side project dei Dimmu Borgir), chi alle parti d’opera dei Therion, chi al mero Progressive metal. Chi dei tre ha ragione? Forse un po’ tutti (il terzo un po’ meno). L’Avantgarde metal è infatti un sottogenere piuttosto vasto e variopinto, che è difficile inquadrare anche per le orecchie esperte. Non è un Progressive metal: i tempi dispari, i cambi di tempo, le lunghe parti strumentali non sono strettamente necessarie; si trova invece una certa attitudine alla sperimentazione, alla mescolanza di generi anche diversissimi tra loro, all’allontanamento dai canoni classici del metal in virtù di un sincretismo musicale dal quale sopravvivono solo le band valide e con le spalle quadrate.
Ed è proprio questo il caso degli Hell Baron’s Wrath, duo romagnolo attivo già da cinque anni e con alle spalle un demo e un full-lenght, entrambi molto apprezzati dalla critica. Quello che sto recensendo ora è invece il loro ultimissimo lavoro, un ep autoprodotto dal titolo “Path… To Knowledge”, formato da 6 inediti e 2 cover per una durata complessiva di 31 minuti, non male per essere un ep.
Innanzitutto ringrazio la band per avermi inviato, assieme al disco da recensire, anche una copia del loro album di debutto, così da potermi “abituare le orecchie” al loro sound e poter fare giusti riferimenti nella stesura di queste righe. Rispetto al primo disco, che definirei la quintessenza dell’Avantgarde, il nuovo ep ritorna invece un po’ alle radici del Black metal, seppur sempre melodico e mai troppo ruvido. Il fatto che è stato registrato ai Fear Studios si sente: il suono ottenuto è perfettamente adatto al genere suonato, che (diciamolo una buona volta!) non ha per nulla bisogno dei suoni pomposi della Nuclear Blast, deve invece essere nudo e crudo così come esce dalle strumentazioni. Non lo nego, sono presenti alcuni rumori di fondo e alcune lievissime pecche nella produzione, ma ripeto, tutto ciò non solo non rappresenta un problema, ma anzi è a mio avviso NECESSARIO per trasmettere la vera essenza del Black metal, puro o contaminato che sia. Il cantato in screaming non fa una grinza e la resa un po’ “ovattata” che ne esce serve a rendere ancor meglio la sensazione di sublime angoscia che il genere da sempre promette. Ho solo due appunti da fare: personalmente avrei preferito un volume leggermente più alto per il basso, che in quasi tutto il disco risulta coperto dal (peraltro ottimo!) lavoro delle chitarre. Ma questo non è un reale problema, perché comunque il suo supporto si sente: l’unica vera pecca del disco è la presenza della drum machine, che non avendo magari i mezzi e le strumentazioni dei Samael di “Above” (solo un orecchio veramente esperto si accorgerebbe che la batteria in quel disco è computerizzata!) crea un supporto ritmico un po’ troppo statico e poco incisivo. Questo sempre per voler essere pignoli fino in fondo, e soprattutto onesti con chi legge la recensione. Complessivamente infatti non ho davvero nessuna critica da fare agli Hell Baron’s Wrath, che mi hanno colpito sotto sia sotto l’aspetto tecnico e del songwriting e sia perché per una volta i testi non trattano il banalissimo e scontatissimo satanismo, buono solo a spaventare le vecchiette e indice di chi non ha niente di sensato da dire, ma argomentano temi filosofici di più ampio respiro, seppur interpretati in chiave oscura (come è giusto comunque che sia per il Black metal).
Nella parte conclusiva del disco troviamo una cover di “Wolf and the Moon” degli Ulver, realizzata in maniera impeccabile (sono riusciti a ricreare perfettamente la sensazione onirica che trasmetteva l’originale), e una di “Hail murder” dei Dark Funeral, che pure fa la sua buona figura.
Cosa dire, indubbiamente gli Hell Baron’s Wrath sanno il fatto loro, e “Path… to knowledge” ne è la recentissima conferma. Con qualche piccolo aggiustamento possono benissimo aspirare all’olimpo dell’Avantgarde Black metal.


Grewon


Contatti:
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