C’è una band nel Salento il cui nome ha
resistito al passare del tempo, una band che continua a rimanere nei
ricordi e nei discorsi dei metallari
salentini, una band che per chi non li ha mai visti live o sentiti su disco
assume il fascino misterioso della “leggenda”. Si parla ovviamente dei Kiss of Death di Max Serafino, la band
salentina che più di tutte ha lasciato traccia nel panorama Metal italiano, una carriera decennale
con 2 demo tapes (Lies e Undisputed Reality) e 2 album (Stronger Than Before e Inferno Inc.) e numerose date live di
supporto a gente come Sepultura, Saxon, Death
SS, Extrema, solo per citarne alcune..a cui va aggiunto la
partecipazione a festival importanti come Agglutination e la conduzione
televisiva del programma Data-Base su Rock TV. Un curriculum non indifferente,
soprattutto all’epoca. Poi però qualcosa
non funzionò all’interno della band, il giocattolo si ruppe e da un giorno
all’altro i Kiss of Death cessarono
di esistere, senza però cadere nel dimenticatoio. Da allora di acqua ne è
passata sotto i ponti: Max Serafino lascia la musica per dedicarsi al
motocross, Congedo e Zappatore continueranno i loro percorsi musicali ma in
ambiti che nulla hanno a che fare col Metal,
eppure il nome Kiss of Death evoca
ancora bei momenti.
Ho chiesto ad alcuni seguaci della scena
leccese di qualche anno fa di lasciare un commento su di loro, ed ecco cosa ne
è venuto fuori:
“L'unica
band che per attitudine e tecnica ha rappresentato degnamente l'immensa
potenzialità dell'underground pugliese” (Marco Furia – METALARCI)
“La
prima e forse la sola band ad esportare il buon Metal salentino oltre il nostro
campo d'azione. Ogni metallaro salentino che si rispetti deve dire grazie a
questa band!!!”
(Giovanni Leone – METALARCI / Clinicamente Morti)
“Su Lecce
e provincia girava il loro nome come se fossero IL gruppo... Facevano il
pienone ed erano sicuramente la band più importante e significativa della scena
salentina”
(Fabio Andriolo – METALARCI / Black Rose)
“Gran
gruppo live, mi ricordo che ai loro concerti era un massacro. I Kiss of Death
erano IL gruppo Metal di Lecce, spaccavano veramente. Mi ricordo di un loro
concerto di spalla ai Saxon all'Indian Bikers...che bella serata…” (Andrea Cardellino – Impero delle Ombre)
“Grande
band... e come ogni grande band dell'underground era amata e odiata (o meglio
invidiata)... sicuramente ad ogni loro live vedevi un gruppone con un muro sonoro
devastante! Purtroppo l'impegno enorme di Max Serafino non è bastato a tenere
in vita questa creatura!” (Ilario Suppressa – Hopesend)
“Per
me i Kiss of Death sono stati il primo gruppo Metal della scena salentina e in
quei tempi era una strana storia, di solito andavo alle prove con dei miei
amici molto prima di formare i Burning Seas e devo dire per ciò che ricordo
erano una gran bella band… La canzone LIES era la mia preferita. Provavano a
Castromediano e ogni volta che mi trovavo li per me era una cosa importante. Ho
suonato di spalla a loro al vecchio Candle, uno dei migliori concerti che
ricordo. Erano l'apice della scena, credo che oltre a me molti abbiano preso
ispirazione, erano un gruppo molto organizzato ed efficace soprattutto in registrazione
con Inferno Inc. hanno spaccato il culo.. Sono stati dei maestri per me e per
molte band credo”
(Andrea Pascali – ex Burning Seas)
“Musicalmente
validi, Max non mi ha mai esaltato alla voce. Però mi ricordo che all'epoca lui
era veramente uno che si spaccava il culo” (“Scarface” – S.C.M.U. Webzine)
“Ricordo
ancora quando li vidi la prima volta dal vivo! Presenza scenica fantastica un
suono mostruoso che mi travolse... Da quel momento in poi sono stati un punto d
riferimento per me e per i Painstorm... Una implacabile macchina distruttrice!” (Ercole Buccolieri
– Painstorm)
“I
Kiss of Death sono stati una della bands più importanti del panorama undergroud
Salentino. Tra le prime bands che hanno esportato le nostre radici nel resto
della penisola.
(Saverio Giaffreda – Ashram Inside)
Da queste considerazioni nasce questo
tributo Metalarci a questa grande band, con una recensione “postuma” al loro
secondo e ultimo album Inferno Inc.
che all’epoca fece furore, e possiamo
ben capirne il perché.
Innanzitutto la sorpresa più forte
ascoltando questo disco è che nonostante i 6 anni di età Inferno Inc. resti tutt’ora attualissimo (e ciò fa notare come già
all’epoca i K.o.D. fossero “avanti”).
Il sound è corposo e compatto, sostenuto da
un’ottima produzione, che non sfigura neanche davanti a quelle odierne, il muro
di suono è impressionante e riporta alla mente i Machine Head di Burn
My Eyes, anche se l’influenza preponderante è quella dei Pantera
di Darrell (rispecchiabile anche nella somiglianza di look tra lui e Serafino)
ma andiamo con ordine e iniziamo l’analisi di questo Inferno Inc.
Ad aprire l’album il crescendo dell’intro
di THREE TIMES SIX, gli stacchi han la potenza di un carro armato pronto a far
fuoco e dare il via alla scarica di potenza che ci aspetta poco dopo,
accompagnata dalle urla del cantato di Max (vagamente somigliante allo scream di Flegias dei Necrodeath)
un’ottima opener, nonché una delle canzoni più rappresentative della band.
VIOLENT ATTITUDE inizia il suo incedere con
una lunga parte strumentale che poggia su una ritmica granitica, su cui fa un
egregio lavoro Luigi Greco al basso,
dando un tocco molto ultimi Sodom, che poi si dissolve andando
avanti con il pezzo che continua su strutture più vicine al Metalcore. Originale e particolarissimo
anche l’assolo “stordito” di Zappatore.
Cattivissima la seguente MY WORLD (il cui
inizio è molto simile ad Elimination degli Overkill)
con la voce di Max qui ancora più aggressiva a gridare “From the craddle to the grave, I will always follow my instinct,
fightin’ fear, facin’ up to the risk”, da segnalare ancora una volta la
prova solista di Zappatore, qui alle prese con un assolo molto espressivo.
Più ragionata e meno incazzata la seguente
HOUSE OF PAIN con un buon intreccio di riffing, ottimo il finale con l’assolo
melodico che si incastra alla perfezione con il cantato.
NEW BLOOD parte lenta e oscura, un preludio all’esplosione
post–thrash che andrà susseguendosi,
groove a palate come nella migliore tradizione Machine Head: riff
accattivanti, ritmica da headbanging
e un compatto muro sonoro. BESTOWER OF DEATH
non aggiunge nulla a quanto già ribadito da gli altri pezzi, al contrario di SUNK
INTO HATE COMPLETE, pezzo che immagino abbia fatto scapocciare in molti in sede
live, con dei break down dalla cadenza assassina ad aprire per il primo dei due
assoli di Zappatore, di cui il secondo a chiusura. Nel mezzo il pezzo prosegue
in scioltezza passando dalle sfuriate veloci a intervalli di stacchi. Notevole
come in HOUSE OF PAIN l’intersecarsi del cantato con l’assolo.
DECLARATION OF WAR in linea con il titolo è
una vera dichiarazione di guerra, il
testo non colpisce granché (e più in generale quella dei testi può essere
considerata come la componente meno esaltante) ma il brano è violento,
brillante e rabbioso, non lascia tregua. L’album termina poi con la titletrack INFERNO
INC che ripete quello che a fine album è l’ormai chiaro stile Kiss of Death in una specie di sunto
definitivo.
In conclusione questo Inferno Inc. a distanza di anni non perde il suo fascino ma al
contrario merita di essere rivalutato alla luce della sua straordinaria
capacità di essere tutt’ora estremamente competitivo e moderno. Questo tributo
vuol essere un modo per far riscoprire ai nuovi adepti della scena salentina
questa band, da molti considerata come la migliore della nostra zona e per
meglio far ciò abbiamo chiesto a Max Serafino il consenso per poter caricare su
youtube alcune tracce di quest’album (che altrimenti non era possibile reperire
in rete).
Si chiude qui quindi questa prima retrospettiva
sulla storia del Metal salentino.
Prossimamente avremo un nuovo “episodio” con un altro gruppo cardine del nostro
panorama Metal del passato.
Nel frattempo godetevi questi estratti di Inferno Inc.
Grazie a Max Serafino per il consenso.
Torrrmentor